La recente crisi che ha investito il Consiglio comunale di Napoli si è concretizzata con la sua dissoluzione, un atto amministrativo reso necessario dall’impossibilità di raggiungere il quorum minimo richiesto per la validità delle deliberazioni.
L’iniziativa, formalizzata attraverso una richiesta di verifica dei presenti avanzata dalla capogruppo di Forza Italia, Iris Savastano, ha evidenziato una profonda frammentazione e una disfunzione strutturale che affliggono l’assemblea cittadina.
Solo diciassette consiglieri, a fronte di un organico ben più ampio, si sono resi disponibili a partecipare alla seduta, rendendo vano ogni tentativo di avviare il processo decisionale.
La Presidente del Consiglio, Enza Amato, si è quindi trovata nell’impensabile dover sancire l’invalidità della seduta e sciogliere l’aula.
Questa situazione, lungi dall’essere un evento isolato, si inserisce in un quadro di crescente difficoltà operativa che da tempo affligge il Consiglio.
Un precedente, altrettanto emblematico, si era verificato il 22 settembre scorso, quando anche in quell’occasione l’assenza massiccia di consiglieri aveva reso impossibile l’inizio dei lavori, costringendo la presidenza a dichiarare la propria impossibilità di procedere.
Il contesto di queste ripetute defezioni solleva interrogativi profondi sulla capacità del Consiglio di assolvere alle proprie funzioni primarie, ovvero la rappresentanza degli interessi della cittadinanza e la definizione di politiche pubbliche per il bene comune.
La mancata partecipazione dei consiglieri non è semplicemente una questione di puntualità, ma riflette una più ampia crisi di legittimità e di coinvolgimento.
Può essere interpretata come sintomo di un distacco tra i rappresentanti eletti e i cittadini, di una mancanza di fiducia nelle istituzioni o di una disaffezione nei confronti delle questioni che attanagliano la città.
È significativo che, prima della conclusione anticipata della seduta, alcuni consiglieri avessero intrapreso una discussione incentrata sull’articolo 37.
Questo riferimento, senza ulteriori dettagli, lascia presumere che si trattasse di una questione rilevante per la gestione comunale, forse legata a problematiche di urbanistica, edilizia o servizi pubblici.
La sua discussione interrotta sottolinea ulteriormente l’impatto negativo della crisi di quorum sulla possibilità di affrontare le sfide che la città si trova ad affrontare.
L’episodio attuale, unitamente al precedente del settembre scorso, pone l’urgenza di un’analisi accurata delle cause profonde di questo fenomeno e dell’adozione di misure correttive.
Si rende necessario un ripensamento del sistema di incentivi alla partecipazione, una maggiore trasparenza nell’attività consiliare e un rafforzamento del ruolo della presidenza nel garantire l’efficienza e la continuità dei lavori.
La ripresa dell’attività consiliare e il ripristino della fiducia dei cittadini rappresentano una priorità assoluta per il futuro della città di Napoli.








