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venerdì 24 Ottobre 2025

Crollo Vela Celeste: Sei Dirigenti Comunali a Processo per Omicidio Colposo

Il crollo del ballatoio nella Vela Celeste di Scampia, avvenuto nella serata del 22 luglio 2024, ha scosso profondamente la città di Napoli, lasciando un bilancio tragico di tre vittime e undici feriti, molti dei quali bambini.
La Procura della Repubblica, al termine di un’indagine complessa e approfondita, ha formulato richieste di rinvio a giudizio nei confronti di sei dirigenti comunali, un atto che apre un capitolo cruciale nella ricerca di responsabilità e giustizia per le famiglie delle vittime.

Il disastro non fu un evento improvviso, ma l’esito di una concatenazione di negligenze e omissioni che hanno compromesso la sicurezza di un intero quartiere.
Il cedimento strutturale del ballatoio innescò una reazione a catena, trascinando nel baratro anche i piani sottostanti, amplificando la gravità delle conseguenze umane.

Le vittime, Roberto Abbruzzo, Margherita Della Ragione e Patrizia Della Ragione, rappresentano un monito doloroso e una ferita aperta nella comunità.
L’indagine, supportata da perizie tecniche dettagliate e deposizioni testimoniali, ha focalizzato l’attenzione su due aspetti centrali: la persistente carenza di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sulla Vela Celeste, e la sistematica inottemperanza a un ordine di sgombero disposto nel 2015 dall’allora sindaco Luigi De Magistris.

Quest’ultimo provvedimento, formalmente ordinativo, si è rivelato un “lettera morta”, un documento privo di effetti concreti a causa di ritardi burocratici e mancanze operative che hanno consentito la prosecuzione dell’occupazione abusiva e l’aggravamento del degrado strutturale.

Documenti ufficiali, risalenti a ottobre 2015, evidenziano una diffusa consapevolezza del rischio crolli insito nella Vela Celeste, un rischio che non ha trovato risposta in termini di azioni preventive.

Le accuse formulate nei confronti dei sei dirigenti comunali includono crollo colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose e, in maniera specifica, l’omissione di atti di ufficio finalizzati alla sicurezza pubblica.

Questi capi d’accusa riflettono la gravità delle responsabilità contestate e la necessità di accertare la loro fondatezza.

Ora, la parola passa al giudice unico preliminare (GUP), il quale dovrà valutare attentamente gli atti dell’indagine, le prove raccolte e le argomentazioni delle parti coinvolte, per decidere se convalidare le richieste di rinvio a giudizio e inviare i sei dirigenti a processo.
Questa fase rappresenta un momento cruciale per la giustizia napoletana e un’occasione imprescindibile per fare luce sulle dinamiche che hanno portato a questa tragedia e per evitare che simili eventi possano ripetersi in futuro, rafforzando la vigilanza e l’efficacia dei controlli sulla sicurezza degli edifici pubblici e privati.

Il caso solleva, inoltre, interrogativi più ampi sulla gestione del patrimonio edilizio comunale e sulla necessità di una revisione dei processi decisionali in materia di sicurezza urbana, al fine di garantire la tutela della vita e dell’incolumità dei cittadini.

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