“Dal Volturno al Tevere al Nilo”: un viaggio autobiografico tra ingiustizia e redenzioneMercoledì 29 ottobre, la Galleria Mondadori di Napoli ospita la presentazione di un libro che scava nelle profondità dell’animo umano, un’opera che intreccia la cronaca di un’ingiustizia subita con la forza rigenerante della resilienza.
“Dal Volturno al Tevere al Nilo”, scritto da Carmine Antropoli, figura di spicco nella comunità di Capua – ex sindaco, medico e chirurgo di riconosciuta competenza – si configura come un’intima confessione, un resoconto autobiografico che affronta temi universali come la fiducia nel sistema giudiziario, la solidarietà umana e la capacità di ricostruire la propria identità dopo un trauma.
L’opera, presentata e moderata dalla giornalista Geltrude Vollaro, vedrà la partecipazione di illustri ospiti: Arcibaldo Miller, magistrato di Cassazione con una carriera dedicata all’integrità della giustizia, il professor e avvocato Vincenzo Maiello, esperto in diritto penale, e l’avvocato Mauro Iodice, figura di riferimento nel panorama legale.
Il loro contributo arricchirà il dibattito, offrendo prospettive critiche e spunti di riflessione sul caso specifico e, più in generale, sul ruolo della giustizia nella società contemporanea.
Il libro non è semplicemente la narrazione di un’esperienza personale, ma un’indagine profonda sulla fragilità umana e sulla capacità di trovare significato anche nelle circostanze più avverse.
Antropoli racconta con crudo realismo la sofferenza causata da un’accusa infamante, una carcerazione ingiusta che lo ha privato della libertà e lo ha esposto al giudizio pubblico.
Tuttavia, al di là del dolore e della rabbia, emerge un inestinguibile desiderio di verità e un’incrollabile fiducia nel diritto.
Un episodio particolarmente commovente è l’amicizia che nasce dietro le sbarre con un detenuto nigeriano, colpito da un grave malore.
La competenza medica dell’autore, il suo istinto di cura, si rivelano vitali per salvare la vita del compagno di detenzione, testimoniando un atto di umanità che trascende le barriere della condizione carceraria e le differenze culturali.
Il percorso narrativo si evolve in una denuncia civile, una presa di posizione contro un sistema che può involontariamente, o per errori procedurali, ledere l’innocenza.
Attraverso un’attenta analisi dei documenti e delle testimonianze, Antropoli riesce a dimostrare la propria innocenza, smontando le accuse che lo avevano visto coinvolto in procedimenti giudiziari complessi.
La liberazione non è solo una vittoria personale, ma un atto di giustizia che ripristina l’equilibrio e offre una speranza concreta per il futuro.
“Dal Volturno al Tevere al Nilo” è dunque molto più di un’autobiografia: è un appello alla consapevolezza, un monito contro i pregiudizi e un inno alla forza interiore che ci permette di rialzarci dopo ogni caduta, trasformando il dolore in resilienza e l’ingiustizia in un motore di cambiamento.








