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lunedì 27 Ottobre 2025

Demolita abitazione abusiva a Sant’Antonio Abate: un iter decennale al termine.

A Sant’Antonio Abate, un’abitazione abusiva è stata rimossa, segnando la conclusione di un iter giudiziario complesso e durato oltre un decennio.

La demolizione, avvenuta a cura diretta del proprietario attraverso un procedimento di autodemolizione, conclude una vicenda iniziata nel 2010 con una sentenza di demolizione che aveva già certificato la natura illegittima della costruzione.

La struttura, situata in via San Francesco, si ergeva in un’area di pregevole valore paesaggistico e ambientale, riconosciuta come zona agricola di particolare rilevanza.

Tale collocazione la sottoponeva a vincoli rigorosi, sia paesaggistici che sismici, che ne impedivano la legittimazione e ne giustificavano la rimozione.

L’autodemolizione, modalità preferita per evitare l’intervento diretto e oneroso da parte delle autorità comunali e della Cassa Depositi e Prestiti, implica l’onere economico interamente a carico del proprietario.

Questa scelta operativa, spesso incentivata dalle normative vigenti, mira a velocizzare il processo di rimozione delle costruzioni abusive e a responsabilizzare il soggetto costruttore delle conseguenze derivanti dalla violazione delle norme urbanistiche e paesaggistiche.
L’episodio solleva interrogativi sulla persistenza e l’efficacia dei controlli urbanistici e paesaggistici nel territorio, evidenziando la difficoltà di prevenire la realizzazione di costruzioni abusive in aree sensibili.

La vicenda sottolinea, inoltre, la necessità di un approccio integrato che coinvolga i diversi attori istituzionali – comuni, province, regioni, soprintendenze – per garantire il rispetto delle normative e la tutela del patrimonio ambientale e culturale.

La demolizione non è solo un atto amministrativo, ma un monito all’illegalità edilizia e un richiamo alla responsabilità individuale e collettiva nella salvaguardia del paesaggio, patrimonio inestimabile da proteggere per le generazioni future.
L’evento sottolinea l’importanza di rafforzare la prevenzione, incentivare la denuncia e promuovere una cultura della legalità nel settore edilizio, affinché episodi simili non si ripetano, preservando l’integrità del territorio e la sua identità culturale.
La vicenda si configura, quindi, come un tassello di un problema più ampio che richiede un’analisi approfondita e interventi mirati per garantire uno sviluppo urbanistico sostenibile e in armonia con l’ambiente.

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