Il diabete, una malattia cronica in progressiva crescita, rappresenta una sfida significativa per il Servizio Sanitario Nazionale. In Italia, si stimano tra i 3,4 e i 4 milioni di persone affette da questa patologia, con un numero preoccupante di individui non diagnosticati e a rischio. La Campania, con circa 500.000 diabetici, si inserisce in questo scenario, così come altre regioni del Sud, dove l’accesso a terapie innovative e dispositivi di monitoraggio della glicemia resta insufficiente. La gestione moderna del diabete non si limita più alla cura dei sintomi acuti, bensì si concentra sulla prevenzione delle complicanze a lungo termine. L’innovazione farmacologica e tecnologica, in particolare i sistemi di monitoraggio continuo della glicemia (CGM), offrono un approccio terapeutico rivoluzionario. Questi dispositivi, imitando il sistema di regolazione fisiologica del corpo, permettono un controllo glicemico ottimale, riducendo significativamente il rischio di danni irreversibili a organi vitali come occhi, reni e cuore. Un controllo glicemico preciso, mantenuto nel tempo, inibisce i processi degenerativi progressivi che caratterizzano la complicanza diabetica.Tuttavia, l’adozione diffusa di queste tecnologie si scontra con disparità regionali significative. In Campania, così come in Calabria e Puglia, l’utilizzo dei sensori sottocutanei, spesso integrati con microinfusori insulinici, rimane ampiamente limitato, con percentuali inferiori al 20% tra i pazienti insulinodipendenti. Questa situazione è aggravata da procedure di fornitura complesse e soggette a ricorsi legali, ritardando l’accesso alle cure per migliaia di persone. Al contrario, regioni come Lombardia, Sicilia e Sardegna mostrano un accesso più ampio, creando un divario inaccettabile tra i pazienti.La necessità di un coordinamento nazionale è imprescindibile. L’uniformazione dei criteri di accesso alle tecnologie innovative non è un optional, ma una questione di equità e giustizia sociale. Regole standardizzate a livello nazionale permetterebbero di implementare l’uso di CGM e microinfusori in tutte le regioni, garantendo a tutti i pazienti, indipendentemente dalla loro residenza, le stesse opportunità di cura. Si tratta di superare un modello sanitario orientato alla cura immediata per abbracciare una visione proattiva, incentrata sulla prevenzione e sulla gestione a lungo termine della malattia.L’evoluzione della cura del diabete negli ultimi vent’anni ha portato a un miglioramento radicale dell’aspettativa e della qualità della vita dei pazienti, grazie all’innovazione tecnologica. La sfida attuale è quella di prevenire le complicanze prima che si manifestino i danni d’organo. Per questo, è fondamentale garantire che le società scientifiche, rappresentanti democraticamente eletti dalla comunità diabetologica, partecipino attivamente ai processi decisionali, inclusi quelli dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e nella definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). La loro competenza e conoscenza diretta delle necessità dei pazienti sono cruciali per orientare le scelte in modo da massimizzare i benefici per la salute pubblica.In conclusione, l’accesso alle tecnologie di monitoraggio glicemico non deve essere considerato un privilegio, ma un diritto fondamentale per tutti i pazienti diabetici. Colmare il divario tra le regioni e garantire un’uniformità nei criteri di accesso è un imperativo etico e un investimento strategico per il futuro del Servizio Sanitario Nazionale. Solo in questo modo potremo realizzare appieno il potenziale dell’innovazione tecnologica e migliorare la vita di milioni di persone.
Diabete: un divario regionale ostacola l’innovazione
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