Un Quadro Critico e Disomogeneo: L’Italia Affronta le Sfide dell’Assistenza alle DipendenzeUn’analisi approfondita condotta dalla Fondazione Gimbe, presentata durante il recente congresso nazionale Federserd, dipinge un ritratto allarmante e frammentato del sistema di assistenza per le dipendenze in Italia.
I dati rivelano un divario significativo tra le regioni, con la Campania che si posiziona in coda alla classifica nazionale per la qualità e l’organizzazione dei servizi di primo livello, un campanello d’allarme che risuona in un contesto nazionale caratterizzato da disomogeneità e carenze strutturali.
Il rapporto, basato sull’elaborazione di dati provenienti dalla relazione annuale della Presidenza del Consiglio al Parlamento (2025) e dal rapporto Oised-Crea, mette in luce come l’offerta di servizi sia distribuita in maniera irregolare sul territorio, configurando una sorta di “macchia di leopardo”.
Questa disomogeneità si traduce in un accesso differenziato alle cure, con conseguenze dirette sulla salute pubblica e, in particolare, sulla popolazione più vulnerabile.
Nel corso del 2024, sono stati censiti 198 servizi di primo livello, una cifra che appare inadeguata se considerata la portata del fenomeno delle dipendenze.
La prevalenza di strutture gestite dal privato sociale (77%) rispetto a quelle pubbliche (22%) solleva interrogativi sul coordinamento e sulla governance del sistema, evidenziando una potenziale frammentazione nell’erogazione dei servizi.
Le unità mobili, i centri drop-in e i centri di prima accoglienza, pur rappresentando un elemento cruciale per raggiungere le persone più marginalizzate, non sono sufficienti a compensare le lacune del sistema complessivo.
Il dato medio nazionale di 0,4 servizi per 100.000 abitanti tra i 15 e i 74 anni assume connotati ancora più drammatici se confrontato con il dato regionale: in Campania, Calabria e Puglia si scende a un misero 0,1.
L’analisi estende lo sguardo ai servizi ambulatoriali, pilastri fondamentali per l’attuazione di percorsi terapeutico-riabilitativi e per l’offerta di supporto psicologico e farmacologico sia per i pazienti che per i loro familiari.
Anche in questo caso, il quadro è tutt’altro che roseo: mentre a livello nazionale si registrano 2,6 servizi ambulatoriali per 100.000 abitanti, la Campania si attesta a un preoccupante 1,5, un dato peggiore rispetto alla regione Lazio e alle province autonome di Bolzano e Abruzzo.
Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, sottolinea con forza come l’immobilismo normativo e organizzativo stia generando un costo elevato in termini di salute pubblica.
I servizi per le dipendenze rappresentano, a suo dire, un’anomalia strutturale del Servizio Sanitario Nazionale, un sistema che fatica a rispondere adeguatamente a un fenomeno complesso e in continua evoluzione.
L’efficacia dell’assistenza, troppo spesso, dipende dalla dedizione di professionisti e operatori, piuttosto che da una programmazione strategica e coordinata.
Il dato del 10% di accessi in pronto soccorso che coinvolgono minorenni e la concentrazione del 69% dei ricoveri al Nord, amplificano il senso di urgenza e la necessità di un intervento immediato.
È imperativo superare le resistenze e le inerzie burocratiche per implementare un modello di assistenza integrato, basato sulla prevenzione, sulla diagnosi precoce e sull’offerta di trattamenti personalizzati e accessibili a tutti i territori.
Il futuro della salute pubblica italiana dipende dalla capacità di affrontare con determinazione e lungimiranza questa sfida complessa e cruciale.







