Disparità regionali: la Corte Costituzionale chiede revisione

La rigida restrizione imposta alle Regioni in deficit, che preclude l’accesso ai fondi per investimenti per l’intera durata del quinquennio di applicazione del contributo alla finanza pubblica, solleva preoccupazioni di portata significativa.

Il rischio è la creazione di disparità infrastrutturali marcate e persistenti tra i diversi territori nazionali, compromettendo la coesione economica e sociale del Paese.
Questa disparità non appare meramente quantitativa, ma rischia di tradursi in una concreta violazione del principio di eguaglianza sostanziale, sancito dalla Costituzione.

La Consulta, nell’esaminare le obiezioni sollevate dalla Regione Campania contro la legge di bilancio approvata per il 2025 e il bilancio pluriennale 2025-2027, ha espresso un giudizio di inammissibilità delle stesse, pur evidenziando la necessità di un’urgente revisione del meccanismo in questione.
La sentenza, pur rigettando il ricorso, non si limita a una mera valutazione tecnica, ma si fa interprete di un’esigenza costituzionale di equità territoriale, riconoscendo che un divario infrastrutturale può generare squilibri di opportunità e sviluppo.

Il provvedimento legislativo, nella sua formulazione attuale, si pone come un ostacolo alla capacità delle Regioni in deficit di programmare interventi strategici a medio-lungo termine.

La rigidità eccessiva del sistema, impedendo l’utilizzo di una quota dei fondi destinati alla finanza pubblica per la realizzazione di opere pubbliche essenziali, rischia di compromettere la competitività di tali territori e di ampliare il divario con le regioni che godono di una situazione finanziaria più solida.

La Corte Costituzionale, in questo contesto, non si limita a una valutazione di legittimità formale, ma assume un ruolo di indirizzo politico, sollecitando il Parlamento a operare una revisione delle disposizioni vigenti.

Si invoca una dialettica costruttiva tra il legislatore nazionale e le Regioni, orientata al perseguimento del bene comune, che tenga conto delle peculiarità territoriali e delle esigenze specifiche di ciascuna area.
L’obiettivo non è quello di eludere gli obblighi di risanamento dei conti pubblici, ma di trovare un equilibrio tra la necessità di garantire la stabilità finanziaria e quella di promuovere uno sviluppo economico equilibrato e inclusivo, assicurando a tutti i cittadini pari opportunità di accesso a servizi e infrastrutture di qualità.
La revisione dovrebbe dunque introdurre meccanismi di flessibilità che permettano alle Regioni in difficoltà finanziaria di allocare una parte limitata delle risorse a interventi prioritari, evitando così una paralisi dell’attività di sviluppo.

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