lunedì 28 Luglio 2025
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DJ Godzi: la Guardia Civil risponde, indagini e interrogativi etici.

La vicenda tragica di Michele Noschese, noto come DJ Godzi, a Ibiza, ha scatenato un acceso dibattito e sollevato interrogativi cruciali sull’uso della forza da parte delle autorità e sulle responsabilità in contesti di emergenza.

La delegazione delle Baleari dell’Aegc, l’associazione che rappresenta gli appartenenti alla Guardia Civil spagnola, ha rilasciato una dichiarazione dettagliata per controbattere le ricostruzioni parziali o distorte che hanno circolato, delineando la propria versione dei fatti e difendendo l’operato dei propri agenti.

Il contesto che ha portato all’intervento della Guardia Civil era caratterizzato da un’escalation di violenza.
La chiamata alla centrale operativa segnalava minacce di morte accompagnate dall’utilizzo di un’arma, un elemento che imponeva un’azione rapida e decisa per garantire la sicurezza pubblica.

L’analisi preliminare suggerisce che Noschese si trovasse in uno stato alterato, presumibilmente sotto l’influenza di sostanze stupefacenti, manifestando un’aggressività fuori controllo e un comportamento potenzialmente pericoloso per sé stesso e per gli altri.
La ricostruzione dell’Aegc descrive un intervento mirato a contenere un individuo in preda a una crisi acuta, agendo con la riserva di impiegare la forza minima strettamente necessaria per neutralizzare la minaccia.
La complessità di gestire situazioni del genere, spesso caratterizzate da imprevedibilità e rischio elevato, è sottolineata dall’associazione, che evidenzia la difficoltà di valutare rapidamente la gravità della situazione e di adottare le misure più appropriate.
L’associazione respinge con forza le accuse di abuso di potere e di violenza ingiustificata, negando categoricamente qualsiasi responsabilità del proprio personale nella morte di Noschese.
Al contrario, l’Aegc sottolinea come l’intervento sia stato tempestivo, proporzionato e finalizzato a disinnescare una situazione potenzialmente catastrofica.
Un elemento cruciale, emerso dalle indagini preliminari, è il fatto che Noschese teneva in ostaggio un uomo anziano, di circa ottant’anni, all’interno della sua abitazione, minacciandolo con un coltello.
Questo dettaglio, se confermato, aggiunge un ulteriore livello di gravità al quadro e suggerisce che l’intervento della Guardia Civil era volto a proteggere una persona vulnerabile da una potenziale aggressione.
La sequenza degli eventi, secondo la ricostruzione fornita, vede gli agenti tentare inizialmente di calmare Noschese con il dialogo.
Il rifiuto dell’uomo di collaborare e i tentativi di aggressione nei confronti degli agenti hanno reso necessario l’uso della forza per immobilizzarlo.

Successivamente, la scoperta dell’immobilità improvvisa di Noschese ha innescato un immediato protocollo di rianimazione cardiopolmonare e la richiesta urgente dei soccorsi.

L’inutilità dei tentativi di rianimazione ha purtroppo sancito l’esito fatale.
L’Aegc si dichiara fiduciosa che un’indagine approfondita, basata sull’analisi di tutte le prove disponibili, le testimonianze dei presenti, le relazioni tecniche peritali e i risultati dell’autopsia, confermerà la correttezza e l’appropriatezza dell’azione degli agenti e chiarirà le cause della morte di Michele Noschese, escludendo qualsiasi responsabilità diretta della Guardia Civil.

La vicenda, al di là delle dinamiche legali e procedurali, solleva interrogativi etici e sociali sulla salute mentale, l’uso di sostanze stupefacenti e il ruolo delle forze dell’ordine nella gestione di situazioni di crisi.

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