sabato 2 Agosto 2025
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Droga nel carcere: colta in flagrante una donna con hashish.

L’ennesimo tentativo di elusione del rigido controllo di sicurezza che avvolge il carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) si è concluso con un arresto.
La vicenda, che coinvolge una donna e la figlia incinta, rivela la persistente pressione esercitata dal traffico di sostanze stupefacenti all’interno del sistema penitenziario e l’ingegno, seppur fallace, utilizzato per aggirare le misure di prevenzione.
Le due donne, intenzionate a introdurre 300 grammi di hashish durante un colloquio programmato con un detenuto, sono state scoperte grazie alla meticolosa operazione dei cinofili del distaccamento di Avellino.

Il cane Airon, specializzato nella rilevazione di sostanze illegali, ha permesso di individuare la droga, sventando così il piano.

L’episodio solleva interrogativi profondi sulla complessità della gestione della sicurezza carceraria e sulle dinamiche che alimentano il contrabbando all’interno delle strutture detentive.

La droga, infatti, rappresenta non solo un problema di ordine pubblico, ma anche un fattore destabilizzante per la popolazione carceraria, capace di esacerbare tensioni, alimentare micro-economie illegali e compromettere la riabilitazione dei detenuti.

Le dichiarazioni dei sindacalisti Ciro Auricchio, segretario regionale, e Giuseppe Moretti, presidente nazionale dell’Uspp, sottolineano l’importanza cruciale del lavoro dei cinofili e del personale di polizia penitenziaria.

La professionalità e la specializzazione di questi corpi, spesso chiamati a operare in condizioni di forte pressione e con risorse limitate, si rivelano determinanti per contrastare l’infiltrazione di sostanze illegali.

Il riconoscimento del loro impegno è un segnale di apprezzamento per il sacrificio quotidiano che essi compiono, soprattutto in un contesto caratterizzato da carenze di personale – ben 70 unità solo a Santa Maria Capua Vetere – e da un carico di lavoro intensificato.

L’episodio, pur nella sua apparente semplicità, evidenzia una sfida costante per il sistema penitenziario: garantire la sicurezza interna, proteggere i detenuti dalle influenze negative e preservare la dignità della funzione rieducativa della pena.

La figura del cane Airon, ormai divenuto un simbolo di deterrenza per i trafficanti, testimonia l’adattamento continuo delle strategie di contrasto, ma è altrettanto importante investire in risorse umane, formazione e tecnologie innovative per affrontare in modo efficace e duraturo questa complessa problematica.
Il caso, inoltre, rimarca la necessità di rafforzare la collaborazione tra le forze dell’ordine e il personale carcerario, creando un sistema di sicurezza integrato e reattivo.

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