mercoledì 10 Settembre 2025
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Evasione a Poggioreale: Allarme per il sistema penitenziario italiano

La drammatica evasione di due detenuti avvenuta nel carcere di Napoli-Poggioreale, uno dei più affollati d’Italia e d’Europa, è l’ennesimo, e particolarmente allarmante, sintomo di una profonda crisi sistemica che affligge il sistema penitenziario nazionale.

L’episodio non può essere isolato, ma interpretato come la conseguenza diretta e prevedibile di anni di sottovalutazione, depauperamento di risorse e impatti diretti sulla sicurezza interna e sulla gestione complessiva della popolazione detenuta.
Le denunce, reiterate e puntuali, provenienti dai sindacati di polizia penitenziaria – Uspp e altre sigle – evidenziano una carenza cronica di personale che ha raggiunto livelli insostenibili.

La promessa di nuove unità, programmata per l’immediato futuro, non compensa affatto il deficit attuale, che supera le 150 unità.

Questo vuoto di risorse umane impatta negativamente non solo sulla capacità di monitorare e controllare i detenuti, ma anche sulla qualità dell’assistenza offerta, compromettendo l’esecuzione delle pene in modo costruttivo e riabilitativo.

L’aumento significativo della popolazione detenuta straniera, fenomeno complesso e multifattoriale legato a dinamiche migratorie, politiche di controllo del territorio e strategie di contrasto alla criminalità transnazionale, aggrava ulteriormente la situazione.

La gestione di detenuti provenienti da Paesi con sistemi legali e culturali differenti richiede competenze specifiche, risorse linguistiche e protocolli di sicurezza adeguati, aspetti che, al momento, risultano gravemente carenti.
La richiesta di accordi internazionali per il rientro dei detenuti nei Paesi d’origine, sollevata con forza dai rappresentanti sindacali, rappresenta una soluzione pragmatica e urgente per alleggerire il carico del sistema penitenziario italiano.

Tale iniziativa, tuttavia, non può essere considerata una panacea, ma necessita di essere affiancata da un ripensamento complessivo delle politiche migratorie, da una revisione dei criteri di accesso alla detenzione e da investimenti significativi nella formazione e nell’aggiornamento professionale del personale penitenziario.

La sicurezza interna, la dignità dei detenuti e l’efficacia del sistema penitenziario richiedono un impegno concreto e tempestivo da parte delle istituzioni, che vadano oltre le dichiarazioni di intenti e si traducano in azioni concrete e misurabili.

La fuga di due detenuti non è solo un problema di sicurezza, ma è un campanello d’allarme che suona forte e chiaro, invitando a una riflessione profonda e a un cambio di paradigma nella gestione del sistema penitenziario italiano.

La riorganizzazione delle risorse, l’implementazione di nuove tecnologie di sorveglianza e l’attivazione di programmi di reinserimento sociale devono diventare priorità assolute per garantire un futuro più sicuro e più umano per tutti.

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