martedì 19 Agosto 2025
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Evasione a Poggioreale: fragilità penitenziarie a galla

L’ombra della notte ha appena velato il carcere di Poggioreale, a Napoli, quando un’audace evasione ha riportato alla luce le fragilità di un sistema penitenziario sotto pressione.

Due detenuti, Mahrez Souki, algerino di 32 anni, e Kazem Mohmed Elokla, siriano di 23 anni, entrambi condannati per rapina e ristretti nel circuito di media sicurezza, hanno tentato di spezzare le sbarre con un’azione rischiosa: un varco improvviso nel muro perimetrale e una corda rudimentale, tessuta con abilità precaria.
L’evento, sebbene concluso con il rapido riarresto dei fuggitivi, ha acceso un faro sulle condizioni critiche che affliggono la struttura.

La Polizia Penitenziaria, a vociferio unanime, sottolinea come una gravissima carenza di personale, dovuta a una crisi organica strutturale, comprometta l’efficacia dei controlli e crea spiragli per tentativi di fuga.
Un problema che si aggiunge a una realtà di sovraffollamento drammatico: 2.100 detenuti stipati in una struttura progettata per ospitarne solo 1.300, un dato che accentua le tensioni e rende la gestione quotidiana un’operazione complessa e costantemente a rischio.

La Procura di Napoli ha immediatamente avviato un’indagine per chiarire le dinamiche dell’evasione, cercando di ricostruire le responsabilità e le eventuali complicità che hanno permesso l’azione.

Il detenuto siriano, il primo ad essere ripreso, è stato sottoposto a interrogatorio, mentre le forze dell’ordine, guidate dalla Polizia Penitenziaria, hanno portato a termine la cattura anche dell’algerino, rintracciato a Mondragone.
Le congratulazioni del Provveditore delle Carceri per la Campania, Lucia Castellano, non mitigano la gravità della situazione, che emerge con chiarezza dalle reiterate denunce dei sindacati di categoria.

Questa recente evasione si inserisce in un contesto storico non privo di precedenti.

Un’eco dal passato risuona con la fuga di Robert Lisowski, avvenuta il 25 agosto 2019, a distanza di un secolo dalla costruzione del carcere.

Lisowski, detenuto polacco di 32 anni, arrestato per omicidio, si era calato lungo il muro di cinta con una corda improvvisata, realizzata con lenzuola, per poi essere rintracciato e arrestato nei Quartieri Spagnoli, provato e con una frattura dovuta alla discesa rocambolesca.
La sua fuga, come quella odierna, ha esposto le vulnerabilità di un sistema penitenziario che fatica a garantire sicurezza e riabilitazione in condizioni di sovraffollamento e carenza di personale.

Entrambi gli eventi, a distanza di anni, sembrano testimoniare una persistente debolezza strutturale, un campanello d’allarme che richiede un’urgente revisione delle politiche penitenziarie e un investimento mirato per garantire la sicurezza degli istituti e il rispetto dei diritti dei detenuti.

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