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sabato 15 Novembre 2025

Frodi Energetiche: Sequestrati 260 Milioni in un’Operazione Europea

Un’operazione mastodontica, orchestrata dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli in coordinamento con la Procura Europea (EPPO) di Napoli e Bologna, ha portato al sequestro di beni per un valore complessivo di 260 milioni di euro, smantellando un’organizzazione criminale dedita alla frode fiscale su vasta scala nel settore energetico.

L’inchiesta, in rapida evoluzione, rivela un sofisticato sistema di elusione dell’IVA, capace di generare un danno erariale di proporzioni significative e di riciclare ingenti capitali.

Al centro della rete si colloca un imprenditore campano, già condannato in via definitiva e attualmente in attesa di ulteriori provvedimenti giudiziari, il cui nome è legato a una società di comodo formalmente intestata alla moglie.

Questa società, operante attraverso un deposito fiscale strategicamente situato a Magenta (MI), ha costituito il fulcro logistico per l’importazione illegale di carburante, aggirando sistematicamente gli obblighi fiscali.
Il modus operandi si basava su un complesso meccanismo di frode carosello IVA.
Il carburante veniva importato da fornitori esteri, prevalentemente situati in Croazia e Slovenia, ma anche da altre nazioni, e immesso nel mercato italiano attraverso una fitta rete di “missing traders”, imprese fittizie che scomparevano dopo aver emesso fatture inesistenti, sfuggendo al controllo delle autorità fiscali.
Si stima che le operazioni simulate abbiano coinvolto fatturazioni per oltre un miliardo di euro, quantificando il danno all’erario in circa 260 milioni di euro di IVA non versata.

L’indagine, partita con l’arresto di otto presunti capi e l’applicazione di misure cautelari, ha successivamente permesso di individuare e sequestrare beni per un valore di ulteriori 20 milioni di euro, includendo un resort turistico e una vasta gamma di immobili.

Il complesso schema criminale coinvolge 59 indagati e 13 società, indicando una struttura organizzata e ramificata.
Le indagini hanno inoltre rivelato un secondo, grave, aspetto: il riciclaggio di proventi illeciti.
L’organizzazione è sospettata di aver trasferito oltre 35 milioni di euro attraverso conti bancari situati in Ungheria e Romania, sfruttando la loro posizione geografica e la normativa fiscale locale per occultare la provenienza dei fondi.

Questo aspetto suggerisce un’ambiziosa strategia di investimento e diversificazione dei profitti illeciti, estendendo l’impatto dell’attività criminale al di fuori dei confini italiani.
L’azione congiunta delle autorità italiane ed europee evidenzia l’importanza della cooperazione transnazionale nella lotta alla criminalità finanziaria e nella tutela degli interessi economici dell’Unione Europea.

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