La drammatica situazione umanitaria a Gaza, descritta con lucida e angosciante precisione nell’articolo pubblicato su *The Lancet*, “Gaza’s healthocide: medical societies must not stay silent”, desta profonda inquietudine nel Collegio Italiano dei Chirurghi.
L’articolo, frutto di un coraggioso sforzo collaborativo tra professionisti sanitari israeliani e palestinesi, evidenzia non solo la catastrofe sanitaria in atto, ma anche la necessità imperativa di un’azione concertata e inequivocabile da parte della comunità medica globale.
Il Collegio si unisce con rispetto e approvazione a questo appello, riconoscendo che il silenzio, in contesti di sofferenza di tale portata, non può essere equivoato a neutralità.
Al contrario, rappresenta una tacitazione inaccettabile, una forma di acquiescenza che tradisce i principi fondamentali che guidano la professione medica.
La neutralità, sancita dal diritto internazionale umanitario, non implica indifferenza, bensì una responsabilità etica profonda: quella di denunciare con fermezza qualsiasi aggressione ai diritti umani e alla salute, indipendentemente dalle parti coinvolte.
La professione medica, per sua stessa natura, si pone al di sopra delle dinamiche geopolitiche e delle divisioni ideologiche.
L’accesso alle cure è un diritto inalienabile, un pilastro della dignità umana, e la sua negazione sistematica costituisce una violazione gravissima dei valori che ispirano la nostra attività.
Il dovere del chirurgo, del medico, dello scienziato, non si limita alla ricerca di nuove terapie o al progresso della conoscenza, ma si estende alla difesa concreta della vita, alla protezione dei vulnerabili e alla garanzia di un’assistenza sanitaria equa e accessibile a tutti.
Il Collegio Italiano dei Chirurghi, in linea con l’appello internazionale, sollecita con urgenza la protezione immediata di pazienti, personale sanitario e strutture mediche a Gaza.
Invitiamo tutte le organizzazioni mediche, chirurgiche e scientifiche a superare ogni esitazione e a manifestare una posizione chiara e inequivocabile.
È imperativo che la comunità medica globale si erga a baluardo della compassione e della solidarietà, promuovendo il dialogo e la riconciliazione attraverso la condivisione di risorse, competenze e umanità.
La storia giudicherà non la cautela, ma il coraggio di chi, in questo momento critico, ha scelto di alzare la voce e di agire per alleviare la sofferenza umana, affermando con forza i principi fondamentali dell’etica medica e del diritto internazionale.
La nostra responsabilità, come professionisti della salute, è quella di onorare la fiducia che la società ripone in noi, difendendo la vita e la dignità di ogni individuo, ovunque nel mondo.