L’allarme è forte e corale: la giustizia minorile italiana sta invertendo rotta, abbandonando un percorso di progressivi miglioramenti che la ponevano all’avanguardia in Europa. La Conferenza Nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale, in adesione all’appello promosso dall’Associazione Antigone, ha lanciato un monito urgente in merito all’impennata della popolazione detenuta nei Istituti Penali per Minorenni (IPM). I dati, preoccupanti, rilevano un incremento del 55% dal 2022 ad oggi, portando il numero di giovani detenuti da 392 a 611 unità. Questa brusca escalation è in gran parte attribuibile al cosiddetto Decreto Caivano, il quale, pur con l’intento di contrastare la criminalità giovanile, ha drasticamente ridotto l’impiego di misure alternative alla detenzione e ampliato i presupposti per la custodia cautelare.Samuele Ciambriello, Garante campano e portavoce della Conferenza, sottolinea con forza come questo cambiamento legislativo stia erodendo decenni di avanzamento in termini di approccio pedagogico e trattamentale. L’esperienza acquisita, che in passato distingueva il sistema italiano rispetto ad altri contesti europei, rischia di essere smarrita. L’urgenza è quella di recuperare una cultura incentrata sull’educazione e sull’accudimento, ponendo al centro il benessere e la riabilitazione del minore.La questione si complica ulteriormente se si considera la composizione etnica della popolazione detenuta, con una prevalenza di stranieri. Questo rende imprescindibile l’implementazione di programmi di mediazione culturale e di inclusione sociale, progettati per rispondere alle specifiche esigenze di questa fascia di popolazione. L’innovazione non può limitarsi alla mera introduzione di risorse, ma deve coinvolgere la creazione di nuove figure professionali: educatori specializzati, mediatori linguistici, e operatori di ascolto attivo. Queste figure, cruciali per il successo degli interventi, devono essere promosse e sostenute a partire dalle Direzioni degli IPM e dal Dipartimento di Giustizia minorile e di comunità.Ciambriello non si limita a sollevare un problema, ma propone soluzioni concrete. È necessario un investimento significativo in termini di personale qualificato, con l’assunzione di educatori e assistenti adeguatamente formati. Un aspetto altrettanto importante è la formazione continua del personale penitenziario, sia quello di custodia che quello socio-sanitario. Questa formazione deve essere focalizzata sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, tenendo conto della particolare vulnerabilità e del potenziale di crescita dei giovani detenuti, con una particolare attenzione alle specificità dei minori stranieri. Si tratta di un investimento non solo umano, ma anche sociale, volto a costruire un sistema di giustizia minorile più equo, efficace e rispettoso dei diritti fondamentali. Il rischio, altrimenti, è quello di perpetuare un circolo vizioso di marginalizzazione e devianza, privando la società di risorse umane preziose e alimentando un futuro di insicurezza.
Giustizia Minorile a Rischio: Allarme per l’Aumento delle Detenzioni
Pubblicato il
