L’Istituto di Custodia Attenuata per Madri (ICAM) di Lauro, in provincia di Avellino, rappresenta una realtà fragile e complessa, un microcosmo dove le storie individuali si scontrano con le strutture rigide dell’amministrazione penitenziaria. Durante una recente visita, il Garante dei Detenuti della Regione Campania, Samuele Ciambriello, ha potuto constatare la delicatezza dell’ambiente, accolto da una comunità di donne, alcune gravide come una all’ottavo mese, destinata a partorire a breve, e un’altra detenuta che attende l’arrivo del proprio figlio. Accanto a loro, tre bambine, di età compresa tra i 13 mesi e i 3 anni, testimoniano la presenza di vite innocenti, intrappolate in un contesto che le nega la piena esperienza dell’infanzia.La struttura, recentemente oggetto di una sospensione e successiva riapertura, solleva interrogativi ancora irrisolti. La vicenda, denunciata anche attraverso interrogazioni parlamentari al Ministro Nordio e al Sottosegretario Ostellari, evidenzia una discrepanza tra le dichiarazioni ufficiali e le azioni concrete, lasciando nell’ombra le motivazioni e i responsabili della temporanea chiusura, che ha privato il centro-sud di un’unica risorsa specializzata in questo delicato ambito. Le detenute provengono da diverse regioni meridionali, a significare l’importanza strategica dell’ICAM per un’area geografica ampia.L’ICAM non è semplicemente un luogo di detenzione, ma un laboratorio di ricostruzione umana. Qui, l’amore materno, istinto primordiale e forza vitale, si confronta con le barriere fisiche e psicologiche dell’incarcerazione. La presenza dei bambini introduce una variabile cruciale: la necessità di preservare la loro integrità emotiva e il loro diritto a crescere in un ambiente il più possibile sano e protettivo. Si tratta di un atto di responsabilità sociale che va oltre la semplice applicazione della legge penale, mirando a favorire la riabilitazione delle madri e a offrire ai bambini un futuro meno compromesso.La vicenda dell’ICAM di Lauro, e le storie delle donne e dei bambini che lo abitano, ci invitano a una riflessione profonda sul significato della giustizia. Non è sufficiente punire la colpa; è altrettanto importante offrire opportunità di redenzione e di reinserimento sociale. La presenza di vite fragili, intrecciate in un destino comune, ci ricorda che ogni sentenza ha un impatto reale, che si ripercuote non solo sulla persona condannata, ma anche sulle persone a lei legate.Il Garante, in conclusione, sottolinea come l’esperienza dell’ICAM trascenda il racconto di una singola vicenda, elevandosi a un appello urgente alla compassione, alla comprensione e all’impegno civile per garantire a ogni essere umano, soprattutto ai più vulnerabili, il diritto a una vita dignitosa e alla speranza di un futuro migliore. La sua esistenza stessa, e la sua capacità di accogliere e proteggere queste comunità, rappresenta un imperativo morale e un segno tangibile della nostra umanità.
ICAM Lauro: Madri, Bambini e un Appello alla Giustizia
Pubblicato il