domenica, 29 Giugno 2025
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Incendio a Calabricito: Allarme Ambientale e Sospetti di Sabotaggio

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L’incendio scoppiato nella discarica di Calabricito, ad Acerra, non è un evento isolato, bensì il tragico epilogo di una gestione del territorio profondamente carente e di una cronica inefficienza dei sistemi di controllo ambientale. La vicenda, denunciata con forza dai rappresentanti di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli e Rosario Visone, rappresenta un campanello d’allarme assordante che risuona in un contesto già segnato da una lunga storia di emergenze ambientali e di illegalità.Calabricito, uno dei siti inclusi nel piano di risanamento ambientale voluto dal commissario straordinario, si è trasformato in un focolare di tossicità, rilasciando nell’atmosfera nubi dense di sostanze pericolose che investono l’intera area provinciale. L’aria, descritta come irrespirabile, testimonia la gravità della situazione, e i rischi per la salute della popolazione residente sono considerevoli e richiedono un monitoraggio sanitario urgente e capillare.La concomitanza dell’incendio con l’imminenza dei lavori di bonifica solleva interrogativi inquietanti. L’assenza di un presidio continuo, l’inadeguatezza delle misure preventive e la mancanza di sorveglianza costante appaiono non solo negligenti, ma sospette. La congettura di un atto doloso, alimentata dalla sequenza di altri roghi di rifiuti speciali e veicoli in data recente, merita un’indagine approfondita da parte delle autorità giudiziarie, che devono operare con la massima tempestività e imparzialità.La situazione non è nuova. Il territorio campano, e in particolare l’area vesuviana, è da decenni soffocato da un’eredità di abbandono e illegalità, con discariche abusive che si estendono su vasti appezzamenti di terreno, contaminando suolo e falde acquifere. La mancata applicazione di normative stringenti, la corruzione e la collusione tra amministrazioni pubbliche e organizzazioni criminali hanno contribuito a creare un sistema perverso che ha permesso la perpetrazione di crimini ambientali di proporzioni colossali.L’episodio di Calabricito non può essere affrontato come un’emergenza isolata, ma come parte di un quadro più ampio che richiede un cambio di paradigma radicale. È necessario un intervento coordinato a livello nazionale e regionale, che coinvolga tutti gli attori interessati, dalle forze dell’ordine alla magistratura, dalle istituzioni politiche agli enti locali, fino alle associazioni ambientaliste e ai comitati civici.Le misure da adottare devono essere diversificate e mirate: rafforzamento dei controlli e dei sistemi di prevenzione, monitoraggio costante della qualità dell’aria e dell’acqua, bonifica dei siti contaminati, perseguimento dei responsabili dei reati ambientali, promozione di un’economia circolare e di pratiche sostenibili.Ma, soprattutto, è imprescindibile un profondo cambiamento culturale, che promuova la consapevolezza ambientale, la responsabilità individuale e la partecipazione attiva dei cittadini. Solo così sarà possibile spezzare la catena di devastazione che da troppo tempo affligge il territorio e restituire alla comunità il diritto a un ambiente sano e vivibile. La richiesta di trasparenza assoluta e di responsabilità punibile non è solo una rivendicazione di giustizia, ma un imperativo etico per tutelare il futuro delle nuove generazioni.

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