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giovedì 20 Novembre 2025

Kuadra: 14 anni a Lama, un verdetto che scuote Napoli

Il verdetto che ha segnato la conclusione del processo Kuadra, un’inchiesta complessa e intricata che ha scosso il sistema sanitario napoletano, ha visto la condanna a quattordici anni di reclusione per l’imprenditore Riccardo Lama, emessa dal tribunale di Napoli.

L’udienza, presieduta da Maria Armonia De Rosa e discusso dal collegio B della prima sezione penale, ha rappresentato l’epilogo di un lungo iter giudiziario, protrattosi per otto anni e che ha svelato un quadro di presunte collusioni tra ambienti criminali e il mondo degli appalti pubblici.

Il processo, denominato “Kuadra” in riferimento alla società di pulizie che ha fatto da primo anello della catena, ha indagato sulle infiltrazioni del clan Lo Russo all’interno dell’ospedale Cardarelli, uno dei principali centri di cura della città.
Lama è stato riconosciuto colpevole di associazione a delinquere di stampo mafioso in compartecipazione con il clan, un atto che sottolinea la capacità di organizzazioni criminali di infiltrarsi in settori strategici come quello sanitario, sfruttando la vulnerabilità del sistema e la corruzione.

Nonostante la gravità delle accuse e l’evidenza raccolta dalla Procura di Napoli, guidata dal procuratore Henry John Woodcock, la sentenza ha visto una serie di complesse dinamiche processuali.

L’improcedibilità per intervenuta prescrizione ha colpito diversi coimputati, precludendo loro un processo per i reati contestati, evidenziando le difficoltà intrinseche del sistema giudiziario nel perseguire crimini complessi che si protraggono nel tempo.
Assoluzioni per mancanza di prove o per non aver commesso il fatto hanno ulteriormente complicato il quadro, sottolineando la necessità di prove inconfutabili in ambito giudiziario.

Il processo Kuadra si inserisce in un contesto più ampio di indagini sulle attività illecite del clan Lo Russo, che in passato avevano già portato alla condanna, nel 2019, del boss Vincenzo Lo Russo e di Antonio Festa da parte della Corte d’Appello di Napoli.
In quell’occasione, le condanne a otto anni di carcere avevano già offerto un assaggio della portata delle attività criminali del clan, che si estendevano a diverse aree del territorio.

L’inchiesta e il successivo processo Kuadra rappresentano un campanello d’allarme sulla fragilità del sistema di controllo degli appalti pubblici e sull’importanza di rafforzare i meccanismi di prevenzione e contrasto alla corruzione.

Il verdetto, pur segnando un passo avanti nella lotta alla criminalità organizzata, evidenzia la necessità di un impegno costante e di un monitoraggio continuo per garantire la trasparenza e l’integrità del servizio pubblico, soprattutto in settori vitali come quello sanitario.

L’eredità del processo Kuadra rimane una sfida aperta per il futuro, che richiede una riflessione approfondita sulle cause e sulle conseguenze di un fenomeno che mina la fiducia dei cittadini e compromette il benessere collettivo.

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