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Lido Nettuno: Sequestro, Mafia e Intrighi sulla Costa Domizia

Il lido Nettuno di Castel Volturno, rinomata struttura balneare sulla costa domizia, è al centro di una complessa vicenda giudiziaria che svela intricati legami tra affari, criminalità organizzata e inadempienze amministrative.
Il provvedimento di sequestro disposto dalla Guardia di Finanza e dalla Capitaneria di Porto, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, non è una novità isolata, ma l’epilogo di un percorso iniziato anni fa e caratterizzato da omissioni, tentativi di elusione e una rete di connessioni che coinvolge figure di spicco del clan dei Casalesi.
Al cuore della vicenda vi sono Guido e Raffaele Zagaria, cugini del defunto Michele Zagaria, figura storica e leader del clan.

Guido, attualmente detenuto per una condanna a dieci anni per estorsione aggravata dal metodo mafioso, vede la sua influenza, seppur da dietro le sbarre, proiettata nella gestione del lido attraverso il fratello Raffaele.
Quest’ultimo, coinvolto in precedenti indagini e gravato da un precedente sequestro beni, è stato identificato come il principale responsabile della conduzione dell’attività.
La revoca definitiva della concessione, conseguente all’applicazione del Codice Antimafia, rappresenta un duro colpo per il patrimonio economico legato alla famiglia Zagaria, un patrimonio che, come dimostra l’inchiesta, si è sviluppato in parte grazie all’intimidazione e all’illegalità.
L’esecuzione del decreto di sequestro ha portato alla luce un quadro allarmante: Pietro Fontana, cognato di Guido Zagaria e anch’egli condannato per reati camorristici, si è presentato come gestore de facto del lido.
La sua presenza conferma ulteriormente il ruolo di intermediario e referente nella conduzione illecita dell’attività.
A completare il quadro, la presenza in nero di Domenico Zagaria, figlio di Guido, insieme ad altri due lavoratori, testimonia la sistematica violazione delle normative sul lavoro e la creazione di una situazione di sfruttamento.

L’indagine, condotta dai sostituti procuratori Stefania Pontillo e Luisa Turco, e dal procuratore Pierpaolo Bruni, ha svelato una serie di irregolarità che si protraggono nel tempo.

La richiesta di proroga della concessione presentata da Raffaele Zagaria al Comune di Castel Volturno, nel tentativo di adesione al piano di rientro e compensazioni, si è rivelata un’operazione priva di fondamento: la società Lido Nettuno srl non ha presentato bilanci dal lontano 2005, un adempimento cruciale per la verifica della sostenibilità finanziaria dell’attività.
L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Pasquale Marrandino, aveva già avviato, all’inizio dell’anno, la procedura di revoca della concessione, innescata dalla mancata comunicazione dei carichi pendenti richiesti.

Questo dimostra una crescente attenzione da parte delle istituzioni locali nel contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico, un contrasto che si concretizza non solo con il sequestro del lido Nettuno, ma anche con un’azione più ampia volta a riqualificare il territorio e a promuovere un modello di sviluppo sano e trasparente.
La vicenda del lido Nettuno rappresenta un monito e un esempio concreto di come la lotta alla mafia debba essere costante e pervasiva, coinvolgendo non solo le forze dell’ordine e la magistratura, ma anche l’amministrazione locale e l’intera comunità.

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