La ricostruzione delle ultime, tragiche ore di Martina Carbonaro si fa via via più dettagliata grazie all’analisi medico-legale, che dipinge un quadro agghiacciante di violenza e premeditazione.
La consulenza della dottoressa Raffaella Salvarezza, medico legale incaricata dell’autopsia, getta luce su dinamiche cruciali, suggerendo la possibilità che la giovane fosse ancora in vita nel momento in cui il suo aggressore, Alessio Tucci, celava il corpo sotto un mobile nell’edificio dell’ex stadio Moccia di Afragola.
L’ipotesi, seppur frammentaria, solleva interrogativi inquietanti sulla gestione del corpo da parte di Tucci e sulla sua apparente partecipazione alle ricerche della scomparsa, denunciata dalla madre il 26 maggio.
Questo comportamento, paradossalmente, alimentò inizialmente la speranza in una sua ricomparsa, mascherando la realtà di un omicidio premeditato.
La perizia medico-legale ha accertato che Martina fu vittima di quattro colpi inferti con ferocia da Tucci.
La scelta di colpire alle spalle e alla testa, aree vulnerabili del corpo, evidenzia l’intenzione di privarla della vita in modo rapido e inesorabile.
Il quarto colpo, sferrato quando il capo della ragazza era già a terra, suggella la brutalità del gesto.
L’analisi dei segni di difesa sul corpo di Martina rivela un tentativo disperato di resistere all’aggressione.
La presenza di tracce di pressione sulle sue mani suggerisce un confronto fisico in cui la giovane lottò strenuamente per la propria incolumità, opponendosi alla volontà dell’aggressore che le impediva di reagire.
Per quanto concerne la determinazione del momento della morte, la dottoressa Salvarezza ha stabilito un intervallo temporale compreso tra le 36 e le 72 ore precedenti l’esame esterno effettuato il 28 maggio.
Questo dato retrodata la morte, collocandola idealmente tra il 24 e il 26 maggio, un lasso di tempo cruciale per comprendere l’evoluzione degli eventi e ricostruire le circostanze che hanno portato alla scomparsa e poi alla scoperta del corpo.
La retrodatio della morte, unitamente alla dinamica dei colpi inferti e ai segni di difesa, contribuisce a delineare un quadro di violenza premeditata e di una profonda mancanza di rispetto per la vita umana.