La tragica vicenda di Martina, la giovane vita spezzata ad Afragola, solleva interrogativi profondi che superano la necessità di una risposta immediata in sede penale. Il procuratore generale Aldo Policastro, a margine del convegno sulla prevenzione della corruzione, ha sottolineato come l’omicidio sia il tragico epilogo di una deriva culturale più ampia, un’infiltrazione insidiosa della sopraffazione nei rapporti interpersonali e persino negli spazi pubblici. Non si tratta, dunque, di un fenomeno isolato, ma di una simbiosi pericolosa tra una percezione distorta della forza e la fragilità degli individui, in particolare dei giovani.La forza, intesa come dominio e imposizione, sta erodendo i valori di gentilezza, rispetto e empatia, plasmando un modello relazionale che incrina le basi della convivenza civile. Policastro evidenzia come questa dinamica non si limiti alla sfera uomo-donna, ma si manifesti in tutte le interazioni umane, influenzando anche i rapporti tra pari, tra adulti e minori. I ragazzi, in questa complessa rete di influenze, rappresentano la fascia più vulnerabile, esposti a una cultura che esalta il potere e sminuisce la delicatezza.Il punto cruciale, secondo il procuratore, non risiede tanto nell’adeguatezza delle leggi esistenti – che definisce “molto avanzate ed efficaci” e supportate da una magistratura impegnata – quanto nella necessità di un profondo cambiamento di paradigma culturale. La normativa, per quanto robusta, non può da sola eradicare un male che affonda le sue radici in un modello relazionale distorto. L’efficacia della legge è limitata se non è accompagnata da una trasformazione interiore, da una riscoperta dei valori di rispetto, ascolto e cooperazione.È necessario un intervento sinergico che coinvolga l’intera comunità: la famiglia, il primo e fondamentale nucleo educativo; la scuola, luogo di formazione e di crescita; le agenzie educative, che offrono strumenti e opportunità di sviluppo; i media, con la responsabilità di veicolare messaggi positivi e costruttivi. Si tratta di costruire una narrazione diversa, che celebri la forza della gentilezza, l’importanza dell’empatia e il valore della reciprocità.Il cambiamento, per Policastro, inizia con la promozione di relazioni umane basate sulla parità, sull’ascolto attivo e sulla valorizzazione delle diversità. In un contesto sociale permeato dalla competizione e dalla ricerca del successo a tutti i costi, è fondamentale riscoprire il piacere della collaborazione, la bellezza dell’altruismo e la potenza della vulnerabilità. Solo attraverso un’azione congiunta e consapevole sarà possibile contrastare la cultura della sopraffazione e offrire ai giovani un futuro più sicuro e sereno. Il lutto per Martina deve trasformarsi in un’opportunità per riflettere, agire e costruire un mondo più giusto e rispettoso di ogni individuo.
Martina, lutto e cultura: una società al bivio.
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