La recente, straziante vicenda di Martina, la giovane di Afragola strappata alla vita dall’odio di un ex, non è un episodio isolato, ma una spietata eco di una piaga sociale profondamente radicata: il femminicidio. La sua tragicità è amplificata dalla giovanissima età della vittima, un’età in cui i sogni e le aspirazioni dovrebbero sbocciare, non essere brutalmente recisi. Come ha giustamente sottolineato la presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, Martina Semenzato, l’efferatezza di questi crimini colpisce con particolare virulenza quando coinvolge persone così giovani, evidenziando una preoccupante assenza di empatia e una difficoltà, o volontà, di riconoscere i segnali premonitori della violenza.Questo atto di violenza non è solo una tragedia personale per la famiglia e gli amici di Martina, ma un campanello d’allarme per l’intera società. Richiede una riflessione urgente e un cambio di rotta culturale. Le parole della Presidente Meloni, che invocano una “torsione culturale” e un “patto di corresponsabilità”, puntano al cuore del problema: la necessità di un cambiamento profondo nei valori e nelle relazioni che plasmano la nostra società. Questo patto, per essere efficace, deve essere costruito su fondamenta solide, che nascano all’interno del nucleo familiare, si rafforzino nelle scuole e si estendano a tutto il tessuto sociale.La Commissione parlamentare, animata da un impegno bipartisan, sta lavorando attivamente per comprendere le cause profonde del fenomeno e per elaborare misure concrete per prevenirlo. Tuttavia, l’azione legislativa da sola non è sufficiente. È cruciale un coinvolgimento attivo di ogni singolo individuo, un risveglio della coscienza collettiva. Ogni segnale di allarme, anche il più sfuggente o apparentemente insignificante, deve essere preso sul serio e segnalato. Il dubbio non deve paralizzare, ma spingere ad agire, a offrire supporto e a chiedere aiuto. È necessario creare un ambiente in cui le vittime si sentano sicure di poter denunciare senza timore di ritorsioni, e in cui i potenziali aggressori siano messi a tacere prima che la violenza abbia la possibilità di esplodere.La presenza di figure istituzionali come il prefetto di Napoli e il sindaco di Afragola, insieme al gesto simbolico dei fiori bianchi offerti ai genitori di Martina, testimonia la determinazione delle istituzioni a non rimanere inerti di fronte a questa tragedia. Ma la vera sfida risiede nella capacità di trasformare la rabbia e il dolore in azione concreta, in un impegno quotidiano per costruire una società più giusta, equa e rispettosa della dignità di ogni persona. La memoria di Martina non possa svanire, ma continui a illuminare il cammino verso un futuro libero dalla violenza di genere.
Martina, un grido di dolore: la piaga del femminicidio in Italia.
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