Un atto di intimidazione brutale, un’escalation di violenza che rivela le dinamiche complesse e pervasive del fenomeno dell’abusivismo edilizio e delle sue connessioni con la criminalità organizzata, ha colpito a Napoli.
Domenico Lopresto, figura di riferimento per l’Unione Inquilini e voce autorevole nella difesa dei diritti degli abitanti più vulnerabili, denuncia un’aggressione subita insieme alla sua famiglia in via del Gran Paradiso, nel cuore del quartiere Scampia.
La vicenda, resa pubblica attraverso un post su Facebook, offre uno sguardo angosciante sulla realtà che quotidianamente si scontra con la dignità di chi, con fatica e spesso in condizioni precarie, ha ottenuto un alloggio pubblico.
L’aggressione, descritta con dettagli sconvolgenti, ha visto coinvolti cinque uomini e tre donne armati di bastoni e spranghe, intenti a impossessarsi dell’abitazione assegnata alla famiglia Lopresto.
Il racconto di Lopresto è un grido di dolore e di rabbia, amplificato dalla sofferenza della sorella, una donna anziana, fragile a causa di una storia di cardiopatie e di interventi chirurgici (quattro bypass), umiliata e minacciata con parole crudeli da una figura che si identifica come affiliata alla camorra.
La minaccia, esplicita e feroce, sottolinea la logica spietata che sottende l’abusivismo: un potere che si impone con la violenza, che disprezza la legge e che mira a intimidire chiunque osi opporsi.
L’intervento dei Carabinieri del Nucleo Radiomobile, allertati dai residenti, ha permesso di allontanare gli occupanti abusivi, ma non ha cancellato il trauma subito dalla famiglia Lopresto né ha messo a tacere la gravità dell’accaduto.
La dinamica, ricostruita secondo quanto riferito dai militari, suggerisce che l’occupazione forzata dell’alloggio, assegnato legalmente alla famiglia, non sia stata un fatto isolato, bensì parte di un disegno più ampio, supportato da individui ancora da identificare e presumibilmente legati alla criminalità organizzata.
Le indagini, affidate alla Compagnia Napoli Stella, sono ora focalizzate sull’identificazione dei responsabili e sulla ricostruzione completa della rete di relazioni che ha reso possibile questa barbara intimidazione.
L’episodio solleva interrogativi urgenti sulla sicurezza delle persone che vivono in contesti fragili, sulla capacità dello Stato di tutelare i diritti fondamentali e sulla necessità di contrastare con maggiore determinazione il fenomeno dell’abusivismo, che troppo spesso si nutre di connivenze e di impunità.
La vicenda di Domenico Lopresto e della sua famiglia non è solo una storia di violenza privata, ma un campanello d’allarme che rimanda a una profonda crisi di legalità e a una persistente vulnerabilità dei più deboli, vittime di un sistema che sembra aver smarrito il senso della giustizia e del rispetto per la dignità umana.
