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Napoli, morte in ambulanza: attesa dell’autopsia per fare luce

La comunità napoletana è in attesa di risposte definitive dall’autopsia in programma, un esame medico-legale cruciale per far luce sulla tragica scomparsa di un uomo di 35 anni avvenuta il 6 ottobre.

L’evento, consumatosi in ambulanza dopo un intervento dei Carabinieri in via Nicola Fornelli, nel quartiere di Chiaia, ha acceso un acceso dibattito sulla legittima difesa, sull’uso della forza e sulle responsabilità delle forze dell’ordine.

Secondo le ricostruzioni, l’uomo, in stato di profonda alterazione psicofisica e parzialmente denudato, aveva precedenti episodi di comportamento disturbato e aveva dato vita a una lite all’interno del proprio domicilio.
L’intervento dei Carabinieri era stato richiesto in seguito a segnalazioni di violenza domestica e resistenza.
Prima di ricorrere all’impiego del dispositivo a impulsi elettrici, comunemente noto come taser, i militari avrebbero tentato di immobilizzare l’uomo con l’utilizzo di spray lacrimogeni, senza successo.
La vicenda ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di cinque Carabinieri, una misura cautelare che, come sottolineano gli inquirenti, non costituisce una presunzione di colpevolezza, bensì una procedura necessaria per garantire il diritto di difesa delle forze dell’ordine e per consentire la nomina di periti di parte che possano assistere alle operazioni e documentare gli atti irripetibili.
L’inchiesta, condotta dalla Procura di Napoli sotto la direzione del sostituto procuratore Barbara Aprea, è stata avviata con l’ipotesi di “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”, un’accusa che presuppone l’uso di mezzi ritenuti appropriati, ma in misura sproporzionata rispetto alla gravità della situazione.

Parallelamente all’autopsia, che si concentrerà sull’analisi delle cause del decesso e sulla ricerca di eventuali lesioni correlate all’uso del taser, sono in corso verifiche tecniche approfondite sul funzionamento del dispositivo utilizzato.

L’obiettivo è accertare se ci siano state anomalie nel suo utilizzo o malfunzionamenti che possano aver contribuito all’esito fatale.
La vicenda solleva interrogativi importanti sulla gestione delle crisi legate a persone in stato di alterazione psichica, sulla formazione specifica delle forze dell’ordine nell’uso di strumenti come il taser e sulla necessità di protocolli chiari e condivisi per la prevenzione di tragedie simili.
Il dibattito si estende anche al ruolo dei media e alla necessità di evitare sensazionalismi che possano pregiudicare le indagini e danneggiare l’immagine delle persone coinvolte, in particolare quelle che hanno subito un trauma come il decesso improvviso di una persona cara.

La ricerca della verità, in questo caso, non è solo una questione di giustizia, ma anche un atto di rispetto nei confronti della vittima e della sua famiglia.

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