venerdì 12 Settembre 2025
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Napoli San Giovanni: Scontri tra clan, due arresti e paura.

Nella notte del 19 aprile, poco prima delle celebrazioni pasquali, una serie di colpi di arma da fuoco ha squarciato la quiete del quartiere San Giovanni a Teduccio, nell’est di Napoli, riaccendendo le tensioni tra formazioni criminali consolidate.
L’episodio, che ha provocato un clima di paura e apprensione tra i residenti, ha portato i Carabinieri del Nucleo Investigativo, in sinergia con la Direzione Distrettuale Antimafia (Area I, sotto la direzione del procuratore aggiunto Sergio Amato), a compiere due arresti, sottoponendo gli individui coinvolti a fermo.
Le accuse formulate sono di gravità: pubblica intimidazione aggravata dall’uso di armi, perpetrata secondo la prassi mafiosa della “stesa”, e detenzione e porto illegale di armi.
L’innesco di questo atto violento, secondo le indagini svolte, risiede nella frangente di rottura della fragile e preesistente “pax mafiosa” che aveva momentaneamente tenuto sotto controllo i conflitti tra i clan Rinaldi-Reale e D’Amico Gennarella.
Questa tregua, pur non eliminando le rivalità profonde e strutturali, aveva consentito una relativa stabilità nel tessuto sociale e criminale del quartiere.

La “stesa”, rituale intimidatorio che affonda le radici nella cultura mafiosa, rappresenta un messaggio chiaro di sfida e di potere, volta a ristabilire gerarchie criminali alterate o a riaffermare il controllo del territorio.

L’uso di armi da fuoco amplifica la portata dell’intimidazione e segnala un’escalation della conflittualità.
Nonostante la gravità degli indizi raccolti e la determinazione delle forze dell’ordine, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) non ha convalidato il fermo degli indagati, pur emettendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per entrambi.
Questa decisione, pur non mettendo in discussione la sussistenza di un sospetto fondato, evidenzia la necessità di ulteriori accertamenti e di un’analisi più approfondita delle dinamiche criminali che hanno portato all’evento.
Gli indagati risultano legati al clan Rinaldi, elemento che suggerisce un’evoluzione complessa del conflitto, potenzialmente legata a dispute interne o a tentativi di rivalsa nei confronti di altre famiglie mafiose.
Il caso sottolinea, ancora una volta, la persistente necessità di contrastare il potere mafioso e di tutelare la sicurezza dei cittadini attraverso un’azione investigativa costante e un impegno rigoroso.

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