martedì 14 Ottobre 2025
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Napoli, scuola Mercalli: sospensione lezioni e protesta per la Palestina

La decisione della preside del liceo scientifico Giuseppe Mercalli di Napoli di sospendere le attività didattiche a tempo indeterminato, precludendo l’accesso agli studenti desiderosi di manifestare solidarietà alla Palestina, solleva interrogativi profondi sul delicato equilibrio tra diritto di espressione, sicurezza e gestione delle istituzioni scolastiche in contesti di forte tensione sociale.

L’episodio, lungi dall’essere un isolato, si inserisce in un quadro nazionale caratterizzato da crescenti tensioni legate al conflitto israelo-palestinese e dalla volontà studentesca di far sentire la propria voce in merito.

La decisione della preside Daniela Paparella, formalizzata e comunicata attraverso il registro elettronico, è stata motivata da “gravi motivi di sicurezza e ordine pubblico” derivanti dalla presenza di soggetti non autorizzati nelle immediate vicinanze dell’istituto.
Questi individui, descritti come estranei alla comunità scolastica, avrebbero manifestato l’intenzione di occupare la struttura, interrompendo le normali attività didattiche e configurando un potenziale rischio per l’incolumità di studenti e personale.

Il tentativo di mediazione, compiuto dalla preside stessa prima dell’apertura delle porte, si è rivelato infruttuoso, conducendo alla decisione di sospendere le lezioni in via precauzionale.
Questa scelta, sebbene presentata come necessaria per garantire la sicurezza, ha generato forte disappunto tra gli studenti, che si sentono privati del diritto di esprimere la propria opinione e di agire in modo pacifico.
Secondo quanto riferito da uno dei leader della protesta, i soggetti descritti nella comunicazione scolastica sarebbero ex-studenti dell’istituto, anch’essi sostenitori della causa palestinese.
Questi ultimi negano categoricamente qualsiasi intenzione minacciosa, assicurando che l’occupazione sarebbe stata pacifica e offrendo garanzie in merito a eventuali danni alla proprietà.
Inoltre, lamentano l’imposizione di rimuovere uno striscione di solidarietà al popolo di Gaza, preannunciando una deriva restrittiva nei confronti delle espressioni di dissenso.
L’episodio interroga, quindi, il ruolo della scuola come spazio di formazione democratica e di confronto dialettico.
La sospensione delle lezioni, pur dettata da preoccupazioni di sicurezza, rischia di soffocare il dibattito e di limitare l’esercizio dei diritti fondamentali, come la libertà di espressione e il diritto di protesta pacifica.
La vicenda sottolinea la necessità di un approccio più costruttivo e inclusivo da parte delle istituzioni scolastiche, volto a favorire il dialogo, la comprensione reciproca e la gestione pacifica delle tensioni, nel rispetto dei diritti di tutti.
La vicenda si pone, dunque, come un campanello d’allarme sulla sempre più delicata linea di confine tra sicurezza e libertà, un equilibrio che richiede un’attenta riflessione e un costante impegno per la salvaguardia dei valori democratici.

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