L’azione congiunta della Polizia Metropolitana di Napoli, sotto la direzione del comandante Lucia Rea e in coordinamento con il Prefetto Michele Di Bari, ha portato alla luce due gravi episodi di illegalità che testimoniano la persistenza di dinamiche criminose complesse e interconnesse nel tessuto socio-economico dell’area napoletana.
I sequestri effettuati a Sant’Antimo e a Napoli non si limitano a riscontrare semplici violazioni, ma rivelano un sistema di sfruttamento, disattenzione ambientale e potenziali rischi per la salute pubblica.
A Sant’Antimo, il sequestro di 380 tonnellate di rifiuti, prevalentemente scarti tessili e abbigliamento usato, rappresenta un’emergenza ambientale di dimensioni considerevoli.
La quantità di materiale stoccato, suddiviso in un ampio capannone di 2000 metri quadrati e in un’area adiacente, solleva interrogativi sulla capacità di controllo del territorio e sulla mancanza di controlli preventivi.
Questo accumulo indiscriminato non solo deturpa il paesaggio, ma crea anche un focolaio di potenziali contaminazioni del suolo e delle falde acquifere, con implicazioni dirette sulla salute della comunità locale.
La denuncia di un pregiudicato con precedenti per smaltimento illecito di rifiuti suggerisce una professionalità e una recidività nel crimine che richiedono un’indagine approfondita per identificare i mandanti e le reti di supporto che alimentano questa attività.
L’abbandono e lo stoccaggio illegale di rifiuti tessili, inoltre, è spesso legato a pratiche di dumping che danneggiano l’economia circolare, penalizzando le aziende che operano nel rispetto delle normative ambientali.
A Napoli, l’intercettazione di un veicolo condotto da un extracomunitario privo di patente, ha portato al rinvenimento di 106 paia di scarpe contraffatte, recanti i marchi di prestigiose case di moda come Gucci, Louis Vuitton, Nike e Armani.
Il valore stimato della merce, se immessa sul mercato illegale, raggiunge gli 11.000 euro, ma l’impatto economico e sociale della contraffazione va ben oltre questa cifra.
La produzione e la distribuzione di prodotti falsi alimentano il crimine organizzato, danneggiano l’immagine del Made in Italy e privano lo Stato di ingenti somme di denaro derivanti dalle tasse.
La denuncia per possesso di merce contraffatta e ricettazione sottolinea la complessità del fenomeno, che coinvolge non solo i produttori e i distributori, ma anche coloro che partecipano alla filiera di vendita.
L’operazione, coordinata dal Prefetto Di Bari, evidenzia la necessità di un approccio sinergico tra le forze dell’ordine e le istituzioni per contrastare efficacemente il commercio illegale.
Questi due sequestri, pur essendo distinti per natura e luogo, si inseriscono in un quadro più ampio di illegalità che affligge la regione Campania.
La Polizia Metropolitana, con la sua attività di controllo del territorio, dimostra un impegno costante nella lotta contro i reati ambientali e alla contraffazione, ma è fondamentale intensificare le azioni di prevenzione, aumentare i controlli e rafforzare la collaborazione tra le diverse agenzie per arginare un fenomeno che mina la sicurezza, l’ambiente e l’economia legale.
L’educazione alla legalità e la sensibilizzazione dei cittadini rappresentano, inoltre, strumenti essenziali per promuovere una cultura del rispetto delle regole e dei principi etici.






