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domenica 9 Novembre 2025

Napoli, Stalker Arrestato: Minaccia di Morte e Terrore Familiare

La notte si è aperta con una richiesta d’aiuto disperata, una confessione urlata attraverso il citofono di una caserma dei Carabinieri a Napoli Capodimonte: “Se non mi arrestate, io ucciderò mia moglie”.

Parole che hanno immediatamente innescato un’operazione delicata e urgente, rivelando una spirale di violenza psicologica ed emotiva culminata in una minaccia di morte esplicita.
La vicenda, complessa e lacerante, affonda le sue radici in una relazione finita nel 2023, formalmente separati dal marzo 2025.

Due figli, uno maggiorenne di 19 anni e uno minore con disabilità, sono i testimoni silenziosi di un dolore profondo e di una dinamica familiare compromessa.

L’uomo, quarantottenne, non ha accettato la rottura, intrappolando la donna in un incubo di stalking che ha progressivamente eroso la sua sicurezza e la sua libertà.

La persecuzione si è manifestata in forme subdole e reiterate: presenza insistente sotto casa, irruzione nel negozio dove la donna lavora, una costante violazione della sua sfera privata.
La vittima, costretta a una vita frenetica e allarmata, ha dovuto mutare radicalmente le proprie abitudini, modificando orari, percorsi e luoghi di lavoro, una strategia di sopravvivenza per evitare il contatto con il persecutore.

La necessità di disattivare il citofono e cambiare numero di telefono è la cruda testimonianza di un’intimità violata, di una casa non più rifugio sicuro.

La strategia dello stalker si è estesa all’utilizzo di account e indirizzi email multipli, strumenti per perpetrare minacce di morte non solo verso la donna, ma anche nei confronti dei suoi familiari, inclusa la sorella, il padre e, in modo particolarmente allarmante, i figli.

L’escalation di violenza si è concretizzata in un’aggressione fisica al figlio maggiore, colpito con una stampella, un atto che ha cristallizzato la gravità della situazione e spinto la donna a presentare denuncia nel pomeriggio stesso.

L’assenza della donna al momento della chiamata d’emergenza potrebbe essere interpretata, in qualche modo, come effetto diretto della sua strategia di elusione.

Indagini approfondite hanno rivelato attività sospette sotto l’abitazione della vittima la notte precedente, due intrusioni che accentuano il quadro di un comportamento premeditato e pericoloso.

La frase “La faccio in mille pezzi…” rivolta al figlio maggiore, è un ulteriore indizio di una profonda destabilizzazione psicologica e di una volontà di esercitare un controllo distruttivo sulla famiglia.
L’arresto dell’uomo, un atto necessario per garantire la sicurezza della donna e dei suoi figli, segna un momento di speranza, ma non cancella il trauma subito.

La vicenda solleva interrogativi urgenti sulla necessità di rafforzare le misure di protezione per le vittime di stalking, sull’importanza di un intervento precoce per prevenire l’escalation della violenza e sulla responsabilità della società nel contrastare una cultura che consente a dinamiche distruttive di perpetuarsi.
Il sistema giudiziario dovrà ora valutare la gravità dei reati commessi e disporre le misure più adeguate per tutelare la vittima e i suoi figli, offrendo loro la possibilità di ricostruire una vita libera dalla paura e dall’oppressione.

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