Un silenzio eloquente ha invaso Piazza Dante a Napoli, interrotto solo dal fruscio del vento tra le sagome bianche disposte sulla pietra. Duecento e oltre, una cifra agghiacciante che incarna la fragilità del giornalismo di guerra e la crescente pericolosità di testimoniare conflitti armati. La rete “Free Assange”, in occasione del primo anniversario della liberazione del whistleblower australiano, ha voluto rendere omaggio a questi professionisti caduti nella Striscia di Gaza durante l’offensiva israeliana, un tributo che va ben oltre un semplice flash mob.L’iniziativa si configura come una denuncia profonda e multiforme. Non si limita a commemorare le vittime, ma evoca un problema sistemico che erode le fondamenta della democrazia: la soppressione della verità. La perdita di vite umane nel campo del giornalismo non è un evento isolato, bensì il sintomo di una deriva preoccupante. Incarcerazioni arbitrarie, intimidazioni, attacchi diretti alle redazioni, bombardamenti mirati: la libertà di stampa, pilastro imprescindibile di una società libera, è sotto assedio globale.La deliberata distruzione di infrastrutture mediatiche, come abbiamo visto in Gaza, non è un effetto collaterale della guerra, ma una tattica volta a silenziare voci dissenzienti e a manipolare l’informazione. I giornalisti, spesso con coraggio e determinazione, si trovano a documentare la brutalità dei conflitti, esponendo se stessi a rischi enormi. Il loro sacrificio non deve essere dimenticato, né la loro opera sminuita.Ogni sagoma bianca era accompagnata da un cartello recante nome e data di morte, un tentativo concreto di restituire un volto umano a queste storie tragiche, di contrastare l’anonimato che spesso accompagna la morte in guerra. Non si tratta solo di ricordare nomi, ma di preservare la memoria collettiva di coloro che hanno pagato con la vita il diritto di informare, un diritto che deve essere costantemente difeso e garantito.Gli attivisti sottolineano che il dovere di ricordare non si esaurisce in un momento di commemorazione; è un impegno continuo a vigilare, a denunciare le violazioni della libertà di stampa e a sostenere i giornalisti che operano in contesti pericolosi. La responsabilità collettiva implica un’azione concreta: promuovere l’accesso all’informazione, proteggere le fonti, contrastare la disinformazione e chiedere giustizia per le vittime. La memoria di questi professionisti caduti deve essere il motore di un rinnovato impegno per la libertà di stampa e per la verità.
Napoli, un silenzio per i giornalisti caduti a Gaza.
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