Napoli, città di straordinaria vitalità e ricchezza culturale, si confronta con profonde disuguaglianze socio-economiche che impattano significativamente la sua capacità di fornire servizi di welfare adeguati alla sua popolazione.
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, i trasferti economici provenienti dallo Stato risultano tra i più bassi a livello nazionale, un dato che solleva interrogativi cruciali e richiede un’analisi complessa delle dinamiche politiche e amministrative in gioco.
Il tema del welfare, inteso non come semplice erogazione di sussidi ma come sistema integrato di supporto e promozione del benessere collettivo, emerge come priorità assoluta per la città, con l’obiettivo di attrarre risorse, promuovere l’equità e rafforzare la coesione sociale – presupposti imprescindibili per uno sviluppo sostenibile.
Il sindaco Gaetano Manfredi, presidente dell’ANCI, ha sottolineato come questa sfida si incarni nella necessità di superare modelli di welfare frammentati e intermittenti, sostituendoli con una rete pervasiva e stabile, capace di rispondere in modo continuativo ai bisogni emergenti.
L’attuale disparità nei trasferti economici rispetto alle città del Nord non è ascrivibile a una singola causa, ma è il risultato di un intreccio di fattori storici e strutturali.
In primo luogo, si evidenzia una differenza nella spesa storica, legata a scelte amministrative passate che hanno portato a una minore richiesta di risorse da parte delle amministrazioni meridionali.
Questa riduzione della domanda, combinata con criteri di ripartizione dei fondi – in particolare nel settore sanitario, dove l’età media della popolazione gioca un ruolo determinante – ha contribuito a cristallizzare una situazione sfavorevole per il Mezzogiorno.
La giovane età della popolazione meridionale, un tempo vantaggio demografico, si è tradotta in una minore allocazione di risorse, basata su parametri obsoleti e non adatti a cogliere le reali esigenze del territorio.
Per invertire questa tendenza, è imperativo un cambio di paradigma a livello nazionale.
L’utilizzo strategico dei fondi europei, unitamente all’implementazione di politiche integrate, non solo può compensare i deficit accumulati, ma anche generare un circolo virtuoso di crescita e sviluppo.
La capacità di attrarre risorse aggiuntive, stimolando l’innovazione sociale e promuovendo la collaborazione tra enti pubblici, organizzazioni non profit e settore privato, rappresenta un’opportunità concreta per superare le disuguaglianze e costruire un futuro più equo e prospero per Napoli e per l’intero Mezzogiorno.
Si rende quindi necessario ripensare i parametri di ripartizione delle risorse, adottando criteri più equi e sensibili alle specificità territoriali, tenendo conto non solo dell’età media, ma anche di indicatori come il tasso di povertà, la disoccupazione e la fragilità sociale.
La sussidiarietà, intesa come principio guida per l’azione pubblica, deve essere declinata in una collaborazione sinergica tra Stato, enti locali e società civile, per garantire una risposta efficace e tempestiva ai bisogni emergenti.






