La recente visita del Garante Regionale per le Persone Private della Libertà Personale, Samuele Ciambriello, presso l’Istituto Penale per Minorenni di Nisida, ha messo a fuoco una complessa situazione che trascende la semplice questione della capienza.
L’istituto, che attualmente accoglie 73 adolescenti, superando di fatto la sua capacità formale di circa 70 posti, si confronta con criticità strutturali che impattano profondamente sulla qualità della vita dei ragazzi.
Un elemento particolarmente allarmante è la persistente inagibilità di una sezione che impiegava cinque ragazzi in attività lavorativa all’esterno dell’istituto, un’opportunità di socializzazione e formazione professionale ora preclusa.
Questa chiusura, protrattasi nel tempo, non ha visto l’avvio di interventi di ripristino, evidenziando una carenza di risorse e una gestione che necessita di una profonda revisione.
Parallelamente, l’immobilismo che affligge un reparto inutilizzato, comprensivo di un teatro che potrebbe rappresentare un polo di espressione artistica e recupero sociale, aggrava ulteriormente il quadro.
L’eterogeneità della popolazione detenuta – 12 stranieri e 61 italiani – e la composizione anagrafica, con una prevalenza di minorenni (44) rispetto ai giovani adulti (29), richiedono approcci personalizzati e strategie di intervento mirate.
È significativo che la maggior parte dei detenuti (50) sia sottoposta a misure cautelari, segnalando la necessità di un’analisi approfondita dei percorsi giudiziari che conducono i minori in ambiente detentivo e la promozione di alternative alla carcerazione.
L’iniziativa che vede alcuni ragazzi coinvolti nella preparazione di pizze da condividere nel refettorio, un momento di socializzazione e convivialità, rappresenta un esempio positivo di integrazione e recupero, ma non può mascherare le problematiche più strutturali.
La richiesta dei ragazzi del terzo reparto di un tavolo da ping-pong, apparentemente banale, rivela un desiderio di normalità, di svago e di relazioni sociali che l’ambiente detentivo soffoca.
La visita del Garante ha portato alla luce condizioni inaccettabili nel reparto di isolamento disciplinare, dove un minore era ristretto.
La cella, descritta come gravemente fatiscente e priva di arredo essenziale, con evidenti segni di degrado e una porta di ferro sfondata, testimonia una profonda trascuratezza e un mancato rispetto dei diritti fondamentali dei minori.
Queste condizioni, in violazione delle normative internazionali e nazionali, sollevano serie preoccupazioni sulla tutela della dignità e del benessere psicofisico dei ragazzi.
L’impegno del Garante Ciambriello si concretizzerà nella redazione di una relazione dettagliata, destinata alla Direzione dell’Istituto e al Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, che conterrà raccomandazioni e proposte volte a migliorare le condizioni di vita dei ragazzi e a garantire il pieno rispetto dei loro diritti.
L’obiettivo finale è quello di promuovere un sistema di giustizia minorile più umano, efficace e orientato al recupero sociale, in grado di offrire ai giovani opportunità concrete di reinserimento nella comunità.
La visita a Nisida, dunque, si configura come un campanello d’allarme che richiede un’azione immediata e coordinata a livello istituzionale e sociale.