Nel cuore della Terra dei Fuochi, a Grazzanise, un’operazione dei Carabinieri del NOE (Nucleo Operativo Ecologico) ha portato alla luce un’attività illecita, un’officina meccanica abusiva che si configurava come una vera e propria minaccia per l’ambiente e la salute pubblica.
L’intervento, frutto di una segnalazione, ha smascherato un sistema di gestione rifiuti pericolosi completamente disinvoltato e privo di qualsiasi controllo, sollevando interrogativi inquietanti sulla persistenza di pratiche illegali in un territorio già gravato da problematiche ambientali complesse.
L’ispezione dei militari ha rivelato una realtà sconcertante: due aree, una interna di circa 35 metri quadrati e una esterna, coperta da tettoia e di maggiori dimensioni (50 metri quadrati), adibite a officina in un’abitazione privata.
All’interno, un uomo di 36 anni, con precedenti per ricettazione e furto e già sottoposto a misure cautelari, è stato sorpreso a lavorare su un’autovettura, ignaro del blitz in corso.
La scena era raccapionante: cinque autovetture in lavorazione, motori da cui colava olio, un fusto metallico contenente decine di litri di olio esausto, un accumulo di pezzi meccanici contaminati da sostanze pericolose.
Ma la gravità della situazione non si limitava alla mera presenza di rifiuti, bensì si estendeva alla loro gestione totalmente negligente.
I Carabinieri hanno rilevato la presenza di estese macchie oleose sul pavimento e tracce di sostanze chimiche che conducevano a un tombino collegato alla rete fognaria pubblica.
Un vero e proprio canale di scarto diretto in ambiente, attraverso il quale l’indagato aveva riversato rifiuti liquidi altamente inquinanti, tra cui il glicole etilenico, componente essenziale dei liquidi refrigeranti, una sostanza tossica per l’uomo e dannosa per l’ecosistema.
L’assenza di qualsiasi autorizzazione, documentazione o registro di smaltimento ha confermato la natura totalmente abusiva dell’attività.
L’indagato, oltre al reato di gestione illecita di rifiuti pericolosi e abbandono d’acqua reflua, ha violato numerose normative ambientali, esponendo la comunità locale a rischi sanitari potenzialmente gravi.
L’episodio, seppur isolato, rappresenta una spiazzante conferma di come la cultura della illegalità ambientale possa infiltrarsi anche in contesti apparentemente marginali.
La rapida azione dei Carabinieri ha permesso di bloccare l’attività illecita e di arrestare il responsabile, ma la vicenda solleva un monito: è necessario rafforzare i controlli, promuovere la consapevolezza ambientale e incentivare pratiche di gestione rifiuti corrette per proteggere la salute pubblica e preservare l’ambiente nella Terra dei Fuochi e, più in generale, in tutto il territorio nazionale.
La tutela del patrimonio ambientale è un dovere collettivo che richiede impegno costante e collaborazione tra forze dell’ordine, istituzioni e cittadini.






