Il lungo iter giudiziario che ha visto coinvolto Mohamed Tadimouti, cittadino algerino condannato all’ergastolo per l’efferato omicidio di Vincenzo Palazzo, si è finalmente concluso con la notifica di un provvedimento di determinazione pene concorrenti emesso dalla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Napoli. L’esecuzione, orchestrata dalla Squadra Mobile di Caserta e supportata dalla cruciale collaborazione del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP), segna un capitolo significativo nella lotta alla criminalità organizzata transnazionale.L’omicidio di Palazzo, verificatosi nel 1997, si inserisce nel complesso e sanguinoso contesto delle dinamiche interne alla Nuova Camorra Organizzata (NCO), un’organizzazione mafiosa che, sotto la guida carismatica e spietata di Raffaele Cutolo, dominava il panorama criminale campano. Tadimouti, come membro attivo e aderente a questa rete criminale, si trovava al centro di una spirale di violenza e vendette, in un’epoca segnata da una feroce competizione per il controllo del territorio e delle attività illecite.L’azione criminale che culminò con l’omicidio fu preceduta da un’audace, quasi teatrale, sparatoria avvenuta in pieno giorno nei pressi di un locale gestito da Palazzo. Questo tentativo, mascherato da rapina, aveva lo scopo di fornire una falsa giustificazione all’evento e disorientare le indagini. Il piano, però, fallì miseramente, sfociando nel sequestro di Palazzo, il cui corpo fu ritrovato il giorno successivo, irriconoscibile a causa delle fiamme che lo avevano avvolto, evidenziando la brutalità e la premeditazione dell’azione.La fuga di Tadimouti, iniziata nel 2007, aveva inizialmente sottratto il criminale alla giustizia italiana. La sua latitanza, protrattasi per anni, si è interrotta grazie alla tenace attività investigativa del Procuratore Generale di Napoli, Aldo Policastro, che ha riattivato le ricerche e coordinato un’operazione internazionale. La collaborazione con le autorità algerine, fondamentale per il successo dell’azione, ha portato all’arresto di Tadimouti in Algeria, in esecuzione di un mandato di arresto europeo. L’estradizione, processo complesso che ha richiesto una rigorosa verifica della conformità alle normative internazionali, ha infine permesso il trasferimento del detenuto in Italia, dove dovrà scontare la pena detentiva, a testimonianza dell’impegno costante delle forze dell’ordine nella perseguimento della giustizia, anche al di là dei confini nazionali e a distanza di anni dai fatti criminosi. L’evento sottolinea l’importanza della cooperazione transnazionale nella lotta contro la criminalità organizzata e la capacità di perseguire i responsabili di gravi reati, indipendentemente dalla loro fuga.