La Pizza Italiana: Oltre Napoli, un Ecosistema di Eccellenza e TensioniLa recente guida “Pizzerie d’Italia 2026” del Gambero Rosso, presentata ironicamente a Napoli, ha scosso le acque del panorama gastronomico nazionale.
Sebbene la città partenopea rimanga il cuore pulsante della cultura pizzaiola, la scelta di premiare “Pepe in grani” di Caiazzo e “I Tigli” di San Bonifacio con il massimo riconoscimento dei “tre spicchi” – un punteggio di 97 su cento – suggerisce un’evoluzione complessa e sfaccettata.
Questo verdetto, apparentemente inatteso, riflette un’espansione geografica e concettuale della pizza italiana, liberandola da un’identità puramente napoletana e proiettandola verso nuove frontiere di creatività e innovazione.
La guida, curata da Pina Sozio, recensisce un panorama in continua trasformazione, con l’ingresso di 133 nuove realtà e un numero crescente di pizzerie insignite dei “tre spicchi”, salito a cento.
La performance di queste eccellenze si distingue per una ricerca spasmodica di ingredienti di qualità, tecniche di impasto raffinate e interpretazioni originali, che vanno al di là della tradizionale pizza napoletana.
A testimonianza di questa evoluzione, “Sasà Martucci – I Masanielli” e “Confine” si collocano al secondo posto, attestandosi a 96 punti.
Anche la categoria delle “tre rotelle,” dedicata alle pizzerie a taglio e da asporto, celebra l’innovazione.
Gabriele Bonci e la sua “Pizzarium” a Roma continuano a dominare, ma l’ingresso di nuove realtà come “Ruver Teglia Frazionata” e “Frumentario” segnala una vivacità e una sperimentazione costanti nel mondo della pizza al taglio.
Lorenzo Ruggeri, direttore del Gambero Rosso, sottolinea come l’attenzione si sia spostata verso concetti fondamentali come la territorialità, la stagionalità, e soprattutto la sostenibilità sociale.
La valorizzazione dei giovani pizzaioli, con una retribuzione equa e una partecipazione attiva al progetto, diventa un elemento imprescindibile per garantire la longevità e la qualità del settore.
Tuttavia, dietro la patina di successo e innovazione, emerge un quadro meno idilliaco.
Ruggeri non esita a denunciare un clima di rivalità e faziosità tra i pizzaioli, un panorama diviso in piccoli gruppi in competizione tra loro.
Questa situazione, per quanto paradossale alla luce dell’eccezionale qualità del prodotto raggiunto, riflette una difficoltà intrinseca a costruire un’unità di intenti e a perseguire obiettivi comuni.
Le polemiche e le critiche, spesso legate a punteggi ritenuti immeritati, hanno portato anche a rotture e allontanamenti.
Il direttore del Gambero Rosso invita a superare queste divisioni, ricordando che la pizza è molto più di un semplice piatto: è un simbolo di autenticità, leggerezza, informalità, accessibilità, e soprattutto una vetrina del territorio.
La pizza è cultura, contatto umano, una lingua universale capace di unire le persone, ben al di là delle rivalità provinciali.
Sebbene Napoli mantenga il suo ruolo di custode della tradizione, l’evoluzione della pizza italiana dimostra come la creatività e l’innovazione possano fiorire in diverse regioni, arricchendo il patrimonio gastronomico nazionale.