Un manto di fumo nero ha avvolto nuovamente Pompei, innescando allarmi e riaccendendo interrogativi sulla gestione del patrimonio archeologico e sulla sicurezza del territorio.
L’incendio, divampato in un deposito giudiziario contenente materiali tessili in via Spinelli, si è manifestato con violenza, la sua colonna fumogena ben visibile anche da Posillipo, testimonianza della sua portata.
Questo episodio, purtroppo, non è un evento isolato.
Ricordiamo il devastante incendio che, solo sei giorni fa, ha colpito la località di Moregine, area di confine tra Pompei e Castellammare di Stabia.
Quell’incendio, di proporzioni significative, aveva impattato pesantemente sulla qualità dell’aria, tanto da richiedere l’intervento urgente dei laboratori mobili dell’ARPAC, su sollecitazione dei sindaci di Pompei, Carmine Lo Sapio, e di Castellammare di Stabia, Luigi Vicinanza.
La gravità della situazione aveva portato alla sospensione del traffico sulla statale Sorrentina e all’interruzione del servizio ferroviario Circumvesuviana, creando disagi enormi e caos logistico, con un numero considerevole di turisti bloccati e costretti ad attese prolungate nei comuni isolati.
Questi eventi consecutivi sollevano questioni complesse che vanno ben oltre la semplice gestione delle emergenze.
L’accumulo di materiali infiammabili in aree adiacenti a siti archeologici di inestimabile valore, la prossimità a zone densamente popolate e la vulnerabilità del territorio vesuviano, aggravata dalla presenza di aree degradate e spesso abbandonate, rappresentano un mix pericoloso.
L’incendio di Moregine, in particolare, ha evidenziato una vulnerabilità strutturale del territorio, esacerbata dalla combinazione di fattori ambientali (la vegetazione secca e la presenza di venti forti) e da possibili negligenze nella prevenzione degli incendi.
L’impatto di questi eventi non si limita alla sfera ambientale e alla mobilità.
C’è una dimensione economica da considerare, legata al turismo, uno dei pilastri dell’economia locale, che rischia di essere compromesso dalla percezione di insicurezza.
Inoltre, c’è una profonda ferita emotiva per la comunità, che si sente impotente di fronte a una serie di calamità naturali e umane.
È imperativo, quindi, un’indagine approfondita per accertare le cause degli incendi, individuare le responsabilità e implementare misure di prevenzione più efficaci.
Ciò implica un ripensamento della pianificazione urbanistica, una revisione delle normative in materia di sicurezza e una maggiore attenzione alla manutenzione del territorio, con particolare riferimento alle aree a rischio.
Un approccio integrato, che coinvolga le istituzioni locali, le forze dell’ordine, i vigili del fuoco e la comunità, è essenziale per tutelare il patrimonio storico, ambientale ed economico del Vesuvio e garantire la sicurezza dei suoi abitanti.
La gestione del rischio incendio non può essere relegata a una reazione di fronte all’emergenza, ma deve diventare una priorità strategica a lungo termine.







