L’area di Porta Capuana, a Napoli, è teatro di una crescente tensione sociale, manifestata in recenti episodi di violenza che hanno scosso la comunità.
Un fatto brutale, lo stupro di una donna e il successivo intervento civico che ha portato all’arresto del responsabile, ha ulteriormente acuito la percezione di degrado e insicurezza tra i residenti.
In risposta, un’operazione interforze, che ha visto la presenza congiunta di Polizia, Guardia di Finanza e Polizia Municipale – con il supporto di mezzi blindati – ha cercato di ristabilire un senso di controllo e sicurezza, coadiuvata dallo sgombero di persone senza fissa dimora che trovavano rifugio lungo le mura medievali.
Tuttavia, la risposta istituzionale non può esaurire la complessità del problema.
In questo scenario di fragilità e disperazione, una presenza storica, quella della Società di San Vincenzo de Paoli, continua a testimoniare un approccio alternativo, radicato nella prossimità e nell’accoglienza.
Dal 1979, il punto accoglienza, situato proprio sotto le antiche torri aragonesi, offre un piccolo ma significativo atto di umanità: un caffè, un sorriso, uno sguardo sincero.
Un gesto apparentemente semplice, ma carico di significato in un contesto segnato dalla marginalizzazione e dalla perdita di fiducia.
La Società di San Vincenzo de Paoli, insieme ad altre realtà associative presenti sul territorio, incarna un modello di intervento sociale che va oltre la mera repressione e la rimozione di elementi percepiti come “problemi”.
L’accoglienza non si limita a soddisfare un bisogno primario, ma rappresenta un ponte verso la ricostruzione di legami sociali, un’opportunità per riaffermare la dignità di chi si sente escluso e invisibile.
Le difficoltà economiche e l’aumento del degrado hanno purtroppo costretto la società a ridurre le proprie attività a soli due giorni a settimana, ma la presenza dei volontari non è mai venuta meno.
Il “guardaroba solidale” all’interno della Torre Virtus, un piccolo gesto di condivisione e aiuto reciproco, testimonia la resilienza e l’impegno costante verso la comunità.
Si tratta di un approccio che riconosce la centralità del contatto umano, della parola gentile, del semplice atto di accoglienza come elementi fondamentali per il recupero del tessuto sociale.
Mettersi a disposizione del prossimo, offrire un ascolto attento e un sostegno concreto, significa investire nel futuro, costruire ponti di speranza e contrastare l’effetto disumanizzante del degrado urbano e della marginalizzazione.
La risposta a una crisi complessa come quella di Porta Capuana non può prescindere dalla riconnessione con i valori di solidarietà e accoglienza che da secoli contraddistinguono la città di Napoli.