giovedì 7 Agosto 2025
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Napoli

Pozzuoli, arrestati nove membri del clan Longobardi-Beneduce

Un’operazione dei Carabinieri, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, ha portato all’arresto di nove individui, ritenuti membri di spicco del clan Longobardi-Beneduce, una costola particolarmente radicata e violenta del tessuto criminale di Pozzuoli e comuni limitrofi.

Le ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari, sigillano un’indagine complessa che ha svelato le dinamiche interne e l’estensione del potere mafioso esercitato dal sodalizio.

Le accuse principali sono associazione di tipo mafioso, un reato che incrimina non solo l’associazione in sé, ma anche la sua proiezione nel territorio attraverso la detenzione in luoghi di potere, il controllo di attività economiche e la capacità di influenzare l’amministrazione della giustizia, e associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, aggravata dalla metodologia tipica delle organizzazioni criminali.
Questo significa che il traffico di droga non era una semplice attività marginale, ma un elemento centrale per finanziare le attività del clan e consolidare il suo potere.
L’indagine, protrattasi nel tempo, ha rivelato come il clan Longobardi-Beneduce gestisse un vero e proprio monopolio dello spaccio nella zona, imponendo il controllo delle piazze attraverso l’intimidazione e la violenza.
La struttura interna si caratterizzava per una rigorosa gerarchia, con il principale indagine, identificato come il promotore e capo dell’organizzazione, che orchestrò le attività illecite anche durante la detenzione in carcere.

L’uso di dispositivi mobili, illegalmente introdotti in cella, permise al leader di continuare a dirigere il traffico di droga, reclutare nuovi affiliati e mantenere il controllo sulla struttura gerarchica.
Questo dimostra l’adattabilità e la capacità di resilienza del clan, che ha saputo sfruttare anche l’ambiente carcerario per continuare a operare.

Elemento cruciale per la conferma del quadro accusatorio sono state le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, che hanno fornito dettagli significativi sull’organizzazione, i ruoli dei singoli membri e le nuove strategie criminali implementate negli ultimi anni.
Le loro testimonianze hanno permesso di ricostruire le dinamiche interne, i rapporti con altri gruppi criminali e la capacità del clan di generare allarme sociale attraverso la violenza e la sopraffazione.

L’operazione, pertanto, non si limita a un intervento repressivo, ma rappresenta un’azione volta a smantellare una struttura complessa e pericolosa, con l’obiettivo di restituire sicurezza e legalità alla comunità di Pozzuoli e del suo territorio.

Il colpo inferto al clan, inoltre, potrebbe innescare una fase di riorganizzazione interna e possibili scontri con altre famiglie mafiose per il controllo del territorio, con possibili ripercussioni sulla sicurezza pubblica.

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