sabato, 5 Luglio 2025
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Quindici arrestati per il clan Contini: nuova svolta nell’inchiesta.

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Un’operazione di ampio respiro, orchestrata dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha portato all’esecuzione di quindici ordinanze di custodia cautelare in carcere, a seguito di un’appello accolto dal Tribunale del Riesame. L’inchiesta, denominata in codice, mira a smantellare un’articolata struttura criminale collegata al clan Contini, un’organizzazione mafiosa radicata nel tessuto socio-economico della provincia di Napoli.Le accuse contestate agli indagati spaziano dall’associazione a delinquere di stampo camorristico, finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, al porto e alla detenzione illegale di armi da fuoco, con l’aggiunta di reati di lesioni personali aggravate e singoli episodi di spaccio, tutti connotati dalla gravità dell’aggravante mafiosa, in virtù del sostegno e del vantaggio offerto alle attività del clan Contini.L’indagine trae origine da un episodio violento, risalente al 20 settembre 2021, quando Gioele Lucarelli subì ferite da arma da fuoco. Approfondimenti investigativi hanno rivelato che l’evento si inserisce in un contesto di crescente tensione all’interno del gruppo della Stadera, una costola del clan Contini, il quale era stato teatro di una profonda spaccatura interna. L’aspirazione di Lucarelli a costituire un gruppo criminale autonomo, operante sotto l’ombrello del clan Contini, ha rappresentato il detonatore di questa faida. Tale progetto prevedeva l’approvvigionamento di stupefacenti, sfruttando canali diversificati: da una parte, reti criminali attive nella zona di Scampia, dall’altra, quelle operanti nel quartiere del Connolo, a Poggioreale. Questo approccio rifletteva una strategia di flessibilità e adattamento alle dinamiche del mercato illecito.L’attività del gruppo guidato da Lucarelli non si limitava alla vendita al dettaglio di stupefacenti, concentrata nell’area della cittadella tra Casoria e Napoli. La compagine estendeva la propria influenza a piazze di spaccio stanziali nei quartieri Ponticelli e Secondigliano, oltre che nella città di Avellino, consolidando una rete di distribuzione ramificata. La disponibilità di armamento, unitamente alla volontà di ampliarne l’arsenale, evidenziava la preparazione a potenziali scontri armati con altre fazioni criminali, in un clima di costante competizione e rivalità.Un’ordinanza di custodia cautelare era già stata eseguita il 20 giugno 2024, su delega della DDA, nei confronti di trenta indagati. Tuttavia, in quell’occasione, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Napoli aveva attenuato le richieste della Procura, non ritenendo sufficientemente provata la sussistenza della gravità indiziaria in relazione al reato di associazione di tipo mafioso (art. 416 bis) e, contestualmente, eliminando l’aggravante mafiosa per alcuni reati e, infine, non accogliendo l’ipotesi di tentato omicidio in relazione al ferimento di Lucarelli.La Procura della Repubblica, non rassegnata, ha impugnato tale decisione, e il Tribunale del Riesame ha accolto l’appello, emettendo una nuova ordinanza cautelare che ha permesso di procedere con l’arresto dei quindici soggetti attualmente in custodia. L’operazione rappresenta un significativo passo avanti nella lotta alla criminalità organizzata e nella tutela della legalità nel territorio napoletano, ma sottolinea anche la complessità e la resilienza delle strutture mafiose, capaci di adattarsi e di rigenerarsi anche a fronte di interventi repressivi.

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