Rapido 904, 40 anni dopo: una speranza tra memoria e giustizia.

Quarantuno anni.
Un arco di tempo che, per chi vive una ferita come quella della strage del Rapido 904, si estende all’infinito, scandito dall’implacabile domanda: perché? La presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, Rosaria Manzo, ha solcato la galleria di San Benedetto Val di Sambro, luogo simbolo di quel tragico 23 dicembre 1983, portando con sé il peso di un lutto mai sopito e la speranza, ancora fragile, di un’indagine che possa finalmente svelare la verità.
La notizia proveniente dalla Procura di Firenze, relativa a un’indagine che coinvolge figure di spicco della camorra, ha riacceso un barlume di fiducia.
Non un’euforia, bensì la possibilità concreta di avvicinarsi a quegli “interessi convergenti” di cui si sussurra da decenni, ma che troppo spesso si dissolvono nell’ombra, privi di nomi e cognomi.
La memoria, in questo contesto, non è solo un atto di commemorazione, ma un faro che illumina il cammino verso la giustizia, una bussola per orientarsi in un labirinto di silenzi e depistaggi.

La strage, definita da Manzo “efferata”, ha lacerato non solo la comunità napoletana, ma l’intera nazione.

Un atto vile che ha colpito persone innocenti, strappandole ai loro affetti e lasciando un segno indelebile nella coscienza civile del Paese.
La condivisione di questa memoria assume un significato ancora più profondo nel quarantenario dalla fondazione dell’associazione dei familiari, un’organizzazione nata con un unico, ineludibile obiettivo: la ricerca della verità e il perseguimento della giustizia.
Il sindaco Gaetano Manfredi ha sottolineato con forza come la città di Napoli si sia fermata per onorare le vittime, riconoscendo la portata nazionale di una tragedia che ha investito l’intera comunità.

La memoria non può essere relegata al passato, ma deve rimanere viva e condivisa, affinché il sacrificio di coloro che hanno perso la vita non venga dimenticato, e affinché le nuove generazioni possano comprendere il valore della legalità e della giustizia.
Le istituzioni, ha promesso il sindaco, continueranno a sostenere i familiari, a custodire la verità e a trasmettere alle nuove generazioni i principi fondamentali che devono guidare la nostra società.

Non si tratta solo di onorare la memoria delle vittime, ma di costruire un futuro in cui atti di violenza come quello del Rapido 904 non possano mai più ripetersi.

Un futuro in cui la giustizia non sia solo un ideale astratto, ma una realtà concreta e tangibile per tutti.

La speranza, seppur flebile, resta accesa: la verità, un giorno, vedrà la luce.

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