Il Riesame di Napoli ha disposto l’annullamento della custodia cautelare in carcere che pesava sul giornalista Mario De Michele, un atto che segna una svolta significativa in un’indagine complessa, originata da una denuncia presentata dall’ex sindaco di Orta di Atella, Angelo Brancaccio.
La vicenda, sviluppatasi a Succivo, aveva portato all’arresto del giornalista con l’accusa di estorsione, presuntamente legata alla richiesta di 5.
000 euro in cambio di una clausura informativa.
L’inchiesta, condotta dalla Procura di Napoli Nord, si basava inizialmente sulla versione fornita da Brancaccio, che accusava De Michele di averle estorto la somma per evitare la pubblicazione di articoli potenzialmente compromettenti, estendendosi anche a dettagli relativi alla sua sfera privata.
Questa narrazione, apparentemente lineare, ha subito una profonda revisione alla luce delle argomentazioni difensive presentate dall’avvocato Mario Griffo, legale del giornalista.
I giudici del Riesame, analizzando attentamente il quadro probatorio, hanno accolto la ricostruzione alternativa proposta dalla difesa, rilevando l’assenza di elementi sufficienti a dimostrare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza necessari per la legittimità della custodia cautelare.
La spiegazione fornita dal giornalista, che identificava la somma ricevuta come corrispettivo per attività pubblicitarie, non è stata sufficientemente smentita dalla Procura nel corso delle indagini preliminari.
La decisione del Riesame solleva interrogativi cruciali sulla natura dei rapporti tra giornalisti e amministratori pubblici, e sulla delicatezza delle linee di demarcazione tra informazione, pubblicità e, potenzialmente, estorsione.
L’annullamento della custodia cautelare non implica necessariamente l’assoluzione di De Michele, ma evidenzia la necessità di una verifica più approfondita delle prove a suo carico.
L’episodio riapre il dibattito sull’importanza di un’informazione libera e indipendente, e sui rischi derivanti da un’eccessiva commistione tra media e potere politico, in un contesto in cui la reputazione e la credibilità delle istituzioni e dei singoli sono costantemente messe alla prova.
La vicenda pone l’accento sulla necessità di garantire i diritti della difesa e di evitare decisioni affrettate che potrebbero pregiudicare irreparabilmente la vita e la carriera di un professionista dell’informazione.