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giovedì 30 Ottobre 2025

Riforma Giustizia: Un Appello all’Indipendenza e alla Trasparenza

La decisione di presenziare all’assemblea dell’Associazione Nazionale Magistrati rappresenta una rottura con un passato di silenzi e distanze, un atto di testimonianza in un momento di profonda riflessione per l’ordinamento giudiziario.
Il mio coinvolgimento, in un contesto che ha visto, negli anni, conflitti aspri con le dinamiche di potere locali, non nasce da un senso di appartenenza scontato, bensì dalla necessità di rappresentare le inquietudini e le complessità che affliggono il sistema.
L’oggetto del dibattito, la riforma della giustizia e la separazione delle carriere, solleva questioni cruciali che meritano un’analisi al di là delle superficiali interpretazioni.

Si intravede, dietro le argomentazioni più sofisticate, una tendenza a modellare il ruolo del magistrato, a confinarlo in un’immagine distorta, quella di un esecutore cieco, privo di autonomia di giudizio e di spirito critico.

Il rischio che si concretizza è la creazione di un apparato giudiziario gestito da un potere occulto, una sorta di “pubblico mistero” che, lungi dall’essere garante di trasparenza e imparzialità, si rivela uno strumento di controllo e di manipolazione.
Questo “pubblico mistero” non è necessariamente incarnato da singoli individui, ma da un sistema di relazioni, di logiche consolidate e di interessi non sempre esplicitati.
L’obiettivo non è dunque quello di opporsi al cambiamento in sé, ma di difendere i principi fondamentali che devono guidare l’amministrazione della giustizia: l’indipendenza, l’autonomia, la responsabilità.
La separazione delle carriere, ad esempio, pur potendo offrire vantaggi procedurali, non deve compromettere l’integrità del magistrato, la sua capacità di agire con coscienza e senza condizionamenti.
Il referendum si pone quindi come un momento cruciale per la salvaguardia di questi valori, un’occasione per esprimere un giudizio chiaro e inequivocabile sulla direzione che si intende dare alla giustizia italiana.
Un voto negativo non è un voto contro la riforma, ma un voto a favore di un modello di giustizia che rispetti l’autonomia del magistrato, garantisca l’imparzialità del giudizio e tuteli i diritti dei cittadini.

Un voto che affermi la necessità di un “pubblico” trasparentemente operante, non un “pubblico mistero” che agisce nell’ombra, compromettendo la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

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