La riscoperta di un antico corso d’acqua a Torre del Greco, in prossimità delle emblematiche Cento Fontane, rappresenta un’opportunità inedita per la città, aprendo scenari di valorizzazione storico-culturale e di rivitalizzazione turistica.
Un team multidisciplinare di esperti, coordinato dal geologo Biagio Palma, si è immerso nell’indagine, con l’ausilio di speleologi e tecnici comunali, guidato dalla dirigente Maria Gabriella Camera, al fine di svelare la vera natura e l’evoluzione del sistema idrografico emerso.
L’iniziativa, promossa dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Luigi Mennella, si inserisce in un programma di interventi mirati al completo restauro e riqualificazione del monumento, attualmente in una fase preliminare di analisi approfondite.
L’obiettivo primario è la ricostruzione del percorso storico del corso d’acqua, un enigma che ha affascinato la comunità locale per decenni.
L’ipotesi più suggestiva e diffusamente condivisa è l’identificazione con l’antico fiume Dragone, un affluente del Sebeto, la cui esistenza è stata a lungo oggetto di dibattito storico-archeologico.
Tuttavia, l’indagine non si limita alla mera conferma della sua esistenza, ma si propone di tracciare con precisione il suo percorso attuale, mappando le sue diramazioni, la composizione geologica del suolo che lo attraversa e le sue connessioni con il sistema idrogeologico più ampio che alimenta la zona vesuviana.
Questo richiede un’analisi congiunta di dati geologici, idrogeologici, storici e, potenzialmente, archeologici, al fine di ricostruire la dinamica evolutiva del territorio.
Il sindaco Mennella sottolinea come la scoperta rappresenti un tassello fondamentale per la comprensione della storia urbanistica e geologica di Torre del Greco, un intreccio indissolubilmente legato all’attività vulcanica del Vesuvio e alle sue conseguenze.
La presenza di corsi d’acqua sotterranei, spesso risalenti a epoche preistoriche, testimonia la profonda instabilità del terreno e la continua interazione tra l’uomo e le forze naturali.
L’indagine non è un evento isolato, ma parte di un piano pluriennale, con sopralluoghi regolari e analisi di dati sempre più sofisticate.
La fase successiva prevede la progettazione di interventi mirati, non solo a preservare il corso d’acqua in sé, ma anche a mitigare eventuali rischi idrogeologici e a prevenire danni alle strutture presenti nell’area.
Si punta a integrare la riscoperta del corso d’acqua in un più ampio progetto di valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico, creando un percorso turistico esperienziale che conduca i visitatori alla scoperta delle Cento Fontane e delle sue profondità, offrendo al contempo una lezione di geologia, storia e sostenibilità ambientale.
L’ambizione è di trasformare l’area in un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, dove scienza, cultura e turismo si fondono in un’esperienza unica e memorabile.