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giovedì 23 Ottobre 2025

Salerno: Arsenale Shock in Casa Spacciatore, Penne-Pistola Letali

Nel cuore del Salernitano, una perquisizione domiciliare volta a contrastare il traffico di stupefacenti e la proliferazione illegale di armi ha portato alla luce un arsenale singolare e inquietante.

Un giovane spacciatore di 27 anni, già noto alle forze dell’ordine, si è trovato a fare i conti con le autorità dopo che i Carabinieri di Palma Campania hanno rinvenuto, all’interno della sua abitazione, un complesso di oggetti che delineano un profilo ben preciso: quello di un individuo predisposto a ricorrere alla violenza.
L’elenco degli oggetti sequestrati evoca l’immaginario del malavitoso urbano: un fucile a gas compresso, capace di arrecare lesioni, unita a una pistola a salve mascherata da arma vera, e, soprattutto, un quantitativo di cocaina – 26,6 grammi suddivisi in dosi – corredato da un bilancino di precisione, strumento essenziale per la confezione dello stupefacente.
Ma è la scoperta di due “penne-pistola” a destare particolare sgomento.
Oggetti apparentemente innocui, presentati come semplici strumenti di scrittura, si sono rivelati essere armi da fuoco letali, frutto di una perizia e una capacità ingegneristica non indifferenti.

Una calibro 22, l’altra in 6,35 X 16SR, entrambe dotate di un meccanismo a molla che le rende pronte a sparare semplicemente estraendo la testina.
Il design, che richiama le armi degli agenti segreti dei film, amplifica l’impressione di un armamentario sofisticato e pericoloso.

Questo ritrovamento si inserisce in un contesto più ampio e preoccupante.
Le attività di controllo condotte dalle forze dell’ordine nell’area di Napoli e provincia hanno evidenziato un allarmante aumento della disponibilità di armi, soprattutto tra i giovani.

Dal principio dell’anno, sono stati sequestrati centinaia di coltelli, armi improprie di vario genere – tirapugni, mazze, nunchaku – e un numero significativo di armi da fuoco, tra cui pistole giocattolo abilmente modificate per renderle letali e, in un caso estremo, una pistola portachiavi calibro 7.65, un accessorio insidioso e facilmente occultabile.

La vicenda solleva interrogativi profondi sulla facilità con cui individui malintenzionati riescono ad accedere a tecnologie e competenze per trasformare oggetti comuni in strumenti di violenza.

Oltre alla risposta repressiva delle forze dell’ordine, si rende urgente un intervento educativo e sociale volto a contrastare la cultura della violenza e a disarmare le menti dei giovani, offrendo loro alternative positive e opportunità di crescita che li allontanino dalla criminalità.
Il giovane spacciatore è ora detenuto, in attesa di rispondere delle accuse di detenzione illegale di armi e stupefacenti, ma la vera sfida risiede nella prevenzione e nella costruzione di una società più sicura e giusta.

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