sabato 26 Luglio 2025
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Salerno, sequestrati 2,7 milioni: indagine sul ruolo di Volpe e l’uso innovativo del Codice Antimafia.

L’inchiesta che coinvolge Gerardo Volpe, ex istruttore contabile della Provincia di Salerno, apre un ventaglio di interrogativi complessi sul ruolo di figure amministrative nella permeabilità tra pubblico e privato, e sull’applicazione innovativa del Codice Antimafia per contrastare la corruzione a livello locale.

L’operazione, condotta dalle Fiamme Gialle di Salerno e Potenza, ha portato al sequestro di beni per un valore complessivo di 2,7 milioni di euro, un segnale tangibile dell’impatto potenziale di questa nuova linea investigativa.
I fatti contestati a Volpe, un professionista che ha operato all’interno dell’ufficio finanziario provinciale tra il 2005 e il 2012, si collocano in un contesto più ampio di presunte irregolarità nella gestione della cosa pubblica, che includono anche le accuse relative alle cosiddette “strade fantasma” denunciate dall’ex sindaco Angelo Vassallo, un caso che ha scosso profondamente la comunità locale.

Il Tribunale della Prevenzione ha evidenziato come il tenore di vita ostentato da Volpe durante il periodo oggetto delle indagini fosse incongruo rispetto alle sue presunte entrate, sollevando sospetti su un arricchimento illecito.
Questa discrepanza ha innescato un’indagine volta a ricostruire le fonti di questo benessere, portando alla luce l’acquisto di beni immobiliari di pregio, come una lussuosa villa a Casa Manzo, quartiere residenziale di Salerno, e una villetta con vista mare a Montecorice.
L’aspetto particolarmente rilevante dell’operazione è l’utilizzo del Codice Antimafia, applicato in una prospettiva inedita: non solo per accertare l’associazione a organizzazioni criminali, ma per indagare su comportamenti corruttivi che, pur non necessariamente riconducibili a gruppi mafiosi strutturati, ne compromettono la funzionalità e l’integrità dell’amministrazione pubblica.

Questa applicazione estensiva del Codice Antimafia rappresenta una svolta strategica nella lotta alla corruzione, consentendo di colpire figure che, pur operando all’interno dell’apparato amministrativo, si rendono responsabili di abusi di potere e di arricchimento illecito, minando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Il caso Volpe diventa quindi un banco di prova cruciale per valutare l’efficacia di questo nuovo approccio e per definire i limiti e le potenzialità della sua applicazione.

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