La vicenda che ha scosso la comunità di San Marco Evangelista, nel Casertano, si è concretizzata in una decisione cruciale: il giudice per le indagini preliminari, Emilio Minio, ha disposto la permanenza in carcere per Michele e Antonio Carozza, padre e figlio rispettivamente di 57 e 31 anni.
La decisione, emersa al termine di un interrogatorio separato nell’ambito della convalida del fermo disposto dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, getta luce su un intreccio complesso di dinamiche criminali, vendette e accuse di truffa agli anziani.
Michele Carozza, imprenditore locale senza precedenti penali, ha ammesso, con evidente turbamento, di aver utilizzato un coltello per neutralizzare Stefano Margarita, la vittima 25enne.
La sua versione dei fatti, ricostruita con dovizia di particolari, descrive un tentativo di difesa del figlio Antonio, coinvolto in una colluttazione con Margarita e tre complici provenienti dal quartiere napoletano di Secondigliano.
Il conflitto, a quanto pare, era scaturito da una disputa per la ripartizione dei profitti derivanti da truffe perpetrate ai danni di persone anziane.
Secondo la ricostruzione del padre, l’alterco si è inasprito al punto da costringerlo a intervenire.
Dopo un iniziale tentativo di placazione, Michele Carozza sarebbe ricorso all’uso del coltello, un comune utensile multiuso, per separare gli contendenti.
Il colpo, seppur unico, si è rivelato fatale per Margarita, mentre un suo complice ha riportato ferite che lo hanno portato in ospedale.
L’imputato ha espresso profondo rammarico per l’accaduto.
Antonio Carozza, dal canto suo, ha fornito una confessione incriminante, ammettendo il suo coinvolgimento nelle truffe agli anziani, confermando di aver agito in compartecipazione con il gruppo proveniente da Secondigliano e di aver ricoperto il ruolo di autista durante le azioni criminali.
Questa ammissione getta un’ombra più ampia sull’attività illecita, suggerendo una rete di collaborazioni e un sistema organizzato di sfruttamento delle fasce più vulnerabili della popolazione.
L’inchiesta, tuttora in corso, promette di svelare ulteriori dettagli su questa spirale di violenza e crimine, evidenziando le fragilità sociali e le dinamiche devianti che possono sfociare in tragiche conseguenze.
La vicenda solleva interrogativi pressanti sul controllo del territorio, sulla prevenzione delle truffe ai danni degli anziani e sulla necessità di rafforzare i legami comunitari per contrastare il degrado e la criminalità organizzata.
La decisione del giudice Minio, pur rappresentando un atto di giustizia immediata, non fa altro che aprire un nuovo capitolo di un’indagine complessa e dolorosa per l’intera comunità.