L’istituto scolastico paritario di Sant’Antimo, in provincia di Napoli, è al centro di un’indagine complessa che coinvolge la Guardia di Finanza e la Procura di Napoli Nord, con l’emissione di un avviso di conclusione indagini a carico del dirigente scolastico, del vice dirigente e di un numero significativo di docenti e studenti.
L’ipotesi di reato è quella di falso ideologico, un’accusa gravissima che solleva interrogativi profondi sulla gestione amministrativa e l’integrità del sistema educativo.
Le indagini, condotte con scrupolosa attenzione dai finanzieri di Frattamaggiore, hanno portato alla luce un’anomalia inquietante: attestazioni di frequenza scolastica evidentemente contraffatte.
Durante l’anno scolastico 2023/2024, i docenti avrebbero certificato, in maniera fraudolenta, la presenza in aula di numerosi studenti, mentre questi ultimi si trovavano in altre città, come Milano e Bologna, o in aree geograficamente distanti, come il Brennero.
Questo scenario suggerisce un sistema deliberatamente progettato per eludere i controlli e garantire l’acquisizione del diploma senza la regolare frequenza delle lezioni.
L’aspetto più allarmante non è solo la falsificazione dei registri di presenza, ma anche la potenziale implicazione di un numero considerevole di studenti, che potrebbero aver beneficiato di questo sistema per ottenere un titolo di studio in modo irregolare.
La vicenda solleva questioni cruciali riguardanti la responsabilità del personale scolastico, la vigilanza esercitata dagli organi competenti e l’etica professionale che dovrebbe guidare l’azione di chi opera nel campo dell’istruzione.
Oltre alle conseguenze legali immediate per i diretti interessati, l’evento rischia di minare la credibilità dell’intero sistema scolastico, mettendo in discussione il valore del titolo di studio e l’equità delle opportunità offerte agli studenti.
L’indagine è in corso e ulteriori sviluppi sono attesi, ma l’episodio si configura come un campanello d’allarme che richiede un’analisi approfondita delle procedure amministrative e un rafforzamento dei controlli per prevenire il ripetersi di simili episodi e preservare l’integrità del servizio pubblico dell’istruzione.
La vicenda pone inoltre interrogativi sulla possibile esistenza di un mercato parallelo di diplomi e sull’opportunità di revisionare le modalità di verifica della frequenza scolastica e di valutazione del percorso formativo degli studenti.