La vicenda di Antonio Ferrigno, 67enne residente nel quartiere Sanità, incarna una dolorosa frattura sociale e una profonda crisi etica che affligge la nostra collettività.
L’arresto, eseguito dai Carabinieri della stazione e del nucleo operativo Vomero, lo ha reso protagonista di un episodio che suscita indignazione e solleva interrogativi urgenti sulla vulnerabilità degli anziani e sulla piaga delle dipendenze compulsive.
Ferrigno, con una dinamica di effrazione che denota premeditazione e mancanza di scrupoli, ha sferrato un attacco diretto alla dignità e alla sicurezza economica di una donna ottantatreenne.
Il furto con strappo, perpetrato con l’utilizzo di un motociclo, non si configura semplicemente come un reato contro il patrimonio, ma come una violazione della sacralità del diritto alla tranquillità e alla serenità nella terza età.
La scelta del mezzo – uno scooter – amplifica la brutalità dell’atto, evidenziando una mancanza di rispetto verso la vittima e verso la comunità.
L’azione criminale, pianificata con apparente freddezza, ha previsto un’iniziale fase di pedinamento, un’attenta osservazione della vittima volta a individuare il momento opportuno per l’esecuzione del colpo.
La rapida accelerazione del veicolo e l’afferrata del carrello della spesa, contenente la pensione appena prelevata, testimoniano una disinvoltura inquietante e un’assenza di empatia.
Fortunatamente, l’anziana donna è rimasta illesa, ma il trauma psicologico subito è indubbiamente profondo e difficilmente quantificabile.
L’inseguimento e l’identificazione dello scippatore, reso possibile grazie alla collaborazione tra la vittima, che ha prontamente allertato i soccorsi, e l’analisi dei sistemi di videosorveglianza, dimostra l’efficacia della collaborazione istituzionale e la crescente importanza delle tecnologie di sicurezza nella prevenzione e nel contrasto alla criminalità.
Il ritrovamento del carrello contenente i documenti personali dell’anziana è un piccolo, ma significativo, gesto di restituzione che, tuttavia, non può cancellare il danno subito.
La confessione di Ferrigno, che ha ammesso di aver dilapidato la maggior parte del denaro sottratto in un centro scommesse, rivela una drammatica spirale di dipendenza che lo ha condotto a compiere un atto così riprovevole.
Questo episodio non deve essere visto isolatamente, ma come sintomo di una più ampia crisi sociale, caratterizzata da fragilità economiche, disoccupazione, mancanza di opportunità e, in molti casi, abbandono da parte delle famiglie.
La sua detenzione, in attesa di giudizio, rappresenta un monito per tutti noi, un invito a riflettere sulla necessità di rafforzare le misure di protezione per gli anziani, di promuovere l’inclusione sociale e di offrire sostegno a coloro che si trovano intrappolati in spirali di dipendenza.
La giustizia, in questo caso, deve non solo punire il colpevole, ma anche comprendere le radici profonde del suo gesto, al fine di prevenire che simili tragedie si ripetano.







