L’intensificazione senza precedenti del calendario processuale nel procedimento contro i presunti membri del clan Moccia – un ritmo serrato che prevede fino a quattro sessioni settimanali e l’interrogatorio di un numero elevato di testimoni, spesso superando le venti-trenta unità giornaliere – si è intrecciato con le crescenti e strutturali difficoltà nell’accesso e nella durata dei colloqui carcerari presso il complesso di Poggioreale.
Questa congiuntura critica ha determinato la Camera Penale di Napoli a dichiarare uno sciopero dal lavoro giudiziario, fissato per il 14, 15, 16 e 17 ottobre prossimi.
La decisione, frutto di un’assemblea plenaria tenutasi presso il Nuovo Palazzo di Giustizia, riflette una profonda preoccupazione per lo stato dell’amministrazione della giustizia e per le sue implicazioni sul diritto di difesa.
La Camera Penale, nel documento formale che sancisce l’astensione, sottolinea come l’azione non sia un gesto meramente simbolico, ma uno strumento essenziale per riaffermare la centralità del diritto di difesa, pilastro fondante di uno Stato di diritto che ambisce a essere equo e democratico.
L’accelerazione processuale, pur potenzialmente volta a ridurre arretrati e garantire una maggiore celerità, rischia di compromettere la possibilità per i difensori di preparare adeguatamente la linea difensiva, di analizzare il materiale probatorio e di garantire una rappresentanza efficace dei propri assistiti.
Ciò contrasta apertamente con i principi costituzionali che tutelano il contraddittorio e la parità delle armi.
La Camera Penale ha sempre privilegiato il dialogo costruttivo con la magistratura, riconoscendone l’importanza nel funzionamento del sistema giudiziario.
Tuttavia, l’attuale situazione, caratterizzata da un carico di lavoro eccessivo e da evidenti disfunzioni operative, impone una risposta più incisiva.
La manifestazione di protesta, pertanto, si configura come un monito, un segnale d’allarme volto a sollecitare un’urgente riflessione sulla gestione delle risorse, sull’organizzazione dei processi e, più in generale, sulla necessità di preservare l’equilibrio tra efficienza e garanzia dei diritti fondamentali.
La tutela della funzione difensiva non è un dettaglio secondario, ma il baluardo di una civiltà democratica, la sua erosione mina la stessa essenza dello Stato di diritto.
La Camera Penale si riserva di valutare l’evoluzione della situazione, auspicando una pronta e condivisa soluzione dei problemi sollevati, al fine di evitare ulteriori e potenzialmente dannose conseguenze sul diritto alla giustizia.