Alle 9:14, una scossa sismica di magnitudo 4.
0 ha scosso profondamente Napoli e l’intera area vesuviana, suscitando apprensione e reazioni immediate tra la popolazione.
La direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Francesca Bianco, ha confermato l’evento, precisando che l’epicentro si è localizzato all’interno della complessa caldera flegrea, precisamente in prossimità di Bagnoli.
L’evento, avvertito con particolare intensità, ha generato un diffuso senso di paura.
I dati dell’INGV indicano una profondità di ipocentro pari a circa 3 chilometri, un fattore che contribuisce all’amplificazione della scossa e alla percezione di maggiore violenza.
Le testimonianze dirette, rapidamente condivise sui social media, descrivono fenomeni come lo sbattersi di porte e balconi, l’oscillazione di lampadari e la vibrazione percepibile anche negli edifici più solidi.
Un’ondata di persone ha spontaneamente invaso le strade, alla ricerca di spazi aperti e un senso di sicurezza.
La scossa principale è stata seguita da due repliche, di magnitudo inferiore, pari a 1.
5, che, pur attenuando l’impatto immediato, hanno mantenuto alta l’attenzione e l’inquietudine.
Questo evento si inserisce in un contesto di crescente attività sismica che caratterizza i Campi Flegrei, una zona geologicamente attiva e vulnerabile.
La magnitudo 4.
6 registrata il 30 giugno scorso rappresenta un punto di riferimento cruciale: si tratta del terremoto più forte mai verificatosi nell’ambito della crisi vulcanica in corso, equiparabile alla scossa del 13 marzo precedente.
La crisi dei Campi Flegrei, un fenomeno complesso e multifattoriale, è alimentata da una combinazione di fattori geologici, tra cui la risalita di magma e la variazione della pressione dei fluidi all’interno del sottosuolo.
L’area vulcanica, infatti, è soggetta a fenomeni di bradisismo, ovvero una lenta deformazione del suolo, e la recente intensificazione dell’attività sismica suggerisce una crescente instabilità.
La localizzazione dell’epicentro all’interno della caldera flegrea, un bacino vulcanico sommerso e geologicamente complesso, sottolinea la necessità di un monitoraggio continuo e di una valutazione accurata dei rischi.
La comprensione dei meccanismi alla base di questa attività vulcanica e sismica è fondamentale per la mitigazione dei rischi e la protezione della popolazione.
Ulteriori ricerche e studi sono indispensabili per decifrare i segnali provenienti dal sottosuolo e anticipare le possibili evoluzioni future della crisi.