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Sequestro beni e gaffe politica: il caso Am Distribution

Il recente episodio che coinvolge Angelo Napolitano, amministratore delegato della Am Distribution Srl, ha intrecciato una vicenda finanziaria complessa con elementi di spettacolo e conseguenze politiche di rilievo.

La vicenda, iniziata con un’indagine in corso da parte del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, ha portato al sequestro di beni per quasi sei milioni di euro, inclusa un’imbarcazione di lusso, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Procura di Nola.

L’accusa principale verte sull’emissione di fatture false, un meccanismo volto a perpetrare una significativa evasione dell’IVA.

L’azienda, specializzata nel commercio di telefonia mobile ed elettrodomestici, opera con due sedi principali: una a Calsanuovo e l’altra a Napoli, sotto il marchio “Napolitano Store”.
La sua attività, apparentemente ordinaria, è stata però al centro di un’attenzione mediatica inattesa.
A complicare ulteriormente la situazione, un servizio di “Striscia la notizia” trasmesso il 19 febbraio 2025 ha portato alla luce una pratica commerciale controversa: l’applicazione di listini prezzi differenti a seconda del metodo di pagamento utilizzato dai clienti.

Questa distinzione, che premiava il contante rispetto ai pagamenti tracciabili, solleva interrogativi significativi in merito alla trasparenza delle operazioni aziendali e alla possibile volontà di eludere i controlli fiscali.

L’episodio culmina con un video, divenuto virale, che vede Napolitano, in compagnia della tiktoker Rita De Crescenzo, intonare l’inno nazionale e sventolare la bandiera italiana all’interno dell’ufficio del consigliere regionale Pasquale Di Fenza.
Quest’ultimo, esponente del partito Azione, ha subito l’espulsione a seguito del gesto, considerata una gaffe che ha compromesso l’immagine del partito stesso.

La vicenda, pertanto, non si limita a una semplice indagine fiscale, ma si articola su diversi piani: quello economico, con accuse di evasione fiscale e manipolazione dei prezzi; quello mediatico, amplificato dalla presenza di una figura social e dalla trasmissione di un servizio giornalistico d’inchiesta; e infine quello politico, con conseguenze dirette sull’immagine e sulla composizione di un partito regionale.
L’intreccio di questi elementi rende la vicenda particolarmente complessa e solleva interrogativi più ampi sulla governance aziendale, la trasparenza delle operazioni commerciali e il rapporto tra potere economico e rappresentanza politica.
L’azione della Guardia di Finanza e della Procura di Nola rappresenta un tentativo di ricostruire la dinamica di questi eventi e di accertare le responsabilità che ne derivano.

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