Un’operazione della Guardia di Finanza con sede a Frattamaggiore (Napoli) ha portato al sequestro giudiziario di crediti per lavori edilizi mai eseguiti, per un valore complessivo stimato in 3,7 milioni di euro.
Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla Procura di Napoli Nord, si trovano un architetto e una società con sede a Napoli, accusati di aver orchestrato una sofisticata frode relativa al Superbonus 110%.
L’indagine prende avvio da segnalazioni formali provenienti da proprietari di immobili residenti a Grumo Nevano e Frattamaggiore, i quali si sono trovati di fronte a promesse di efficientamento energetico e riqualificazione edilizia mai concretizzate.
Secondo l’accusa, l’impresa coinvolta, in combutta con il professionista, avrebbe manipolato il sistema, sfruttando l’architetto – in una posizione di collusione e apparentemente legittimato a certificare lo stato di avanzamento dei lavori – per generare documentazione deliberatamente falsa.
Questo schema fraudolento includeva l’emissione di fatture simulate direttamente ai committenti, creando l’illusione di lavori eseguiti e generando così crediti d’imposta illegittimi.
Il provvedimento di sequestro, come sottolineato dalla facente funzioni di procuratore di Napoli Nord, Anna Maria Lucchetta, mira a interrompere la circolazione di queste risorse illecite, prevenendo un potenziale danno significativo per l’Erario.
Il rischio era quello di un utilizzo improprio dei crediti fiscali per compensare imposte dovute, alimentando così un circolo vizioso di frode e sottrazione di risorse pubbliche.
L’operazione evidenzia una vulnerabilità strutturale del sistema Superbonus 110, che, pur nato con l’obiettivo di incentivare la riqualificazione energetica e il miglioramento del patrimonio edilizio, si è rivelato terreno fertile per attività illegali.
La complessità delle procedure burocratiche, l’ampiezza dei crediti consentiti e la relativa poca trasparenza hanno facilitato la creazione di schemi fraudolenti, sfruttati da professionisti senza scrupoli e imprese poco etiche.
Questo caso solleva interrogativi cruciali sulla necessità di rafforzare i controlli e i meccanismi di verifica relativi all’erogazione dei crediti d’imposta, sia a livello di amministrazione fiscale che di committenti.
È imperativo introdurre misure più stringenti per contrastare l’abuso del Superbonus e garantire che i benefici siano destinati esclusivamente a chi effettivamente realizza gli interventi di riqualificazione previsti, tutelando così l’integrità del sistema fiscale e la fiducia dei cittadini.
Il caso rappresenta un campanello d’allarme che impone una revisione profonda e una semplificazione delle procedure, affiancate da controlli più rigorosi e sanzioni più severe per i responsabili di frodi.